"Mio padre fu ucciso da Kabobo. Lo sconto di pena? Mi si gela il sangue"

Andrea Masini, figlio di una delle vittime di Kabobo, commenta il ricalcolo al ribasso della pena dell'omicida ma anche le modifiche ai dl sicurezza: "Quello che è successo a mio padre non ha insegnato nulla"

"Mio padre fu ucciso da Kabobo. Lo sconto di pena? Mi si gela il sangue"

Ad Andrea Masini, figlio di Ermanno, il pensionato modenese massacrato nel 2013 dalle picconate di Adam Kabobo, si è letteralmente "gelato il sangue" quando ha saputo che la pena dell’omicida verrà ricalcolata al ribasso. Raggiunto telefonicamente da "IlGiornale.it", Andrea, commenta la recente decisione della Corte di Cassazione, ma anche l’attualità: "Migliaia di clandestini continuano ad arrivare sulle nostre coste e il governo sta smantellando i decreti sicurezza, quello che è successo a mio padre non ha insegnato nulla".

Come ha saputo del via libera al ricalcolo della pena?

"Per caso, navigando in rete… mi si è gelato il sangue."

Cosa ne pensa?

"Penso sia assurdo, soprattutto considerando che la pena era già stata ridotta di un terzo grazie ai benefici del rito abbreviato, e quindi avrebbe dovuto scontare solo sei anni e mezzo ad omicidio. Non riesco ad accettare che la vita di un uomo, in questo caso di mio padre, possa valere così poco…"

E adesso cosa succederà?

"Non ne ho idea, sono preparato al peggio…"

Nel frattempo so che lei non ha ancora visto un euro dei 200mila di risarcimento…

"È così, in base agli importi fissati a suo tempo dal fondo a sostegno delle vittime di reati commessi da soggetti nullatenenti avrei potuto ottenere poco più di settemila euro. Mi sono sentito preso in giro e ho preferito lasciar perdere. Solo di recente hanno aumentato il budget e ho deciso di provarci, vediamo che succede… però ci tengo a mettere in chiaro una cosa..."

Mi dica…

"Nessuna cifra del mondo riporterà indietro mio padre. È solo un riconoscimento simbolico, visto che in questi anni non ho mai ricevuto una chiamata da nessuno. Sarebbero bastate poche parole, ma non sono arrivate."

Da chi se le aspettava?

"Beh, dal governo qualcuno avrebbe dovuto alzare la cornetta per assumersi le responsabilità dell’accaduto. Non raccontiamoci balle: il primo colpevole della morte di mio padre non è Kabobo, è lo Stato che gli ha permesso di andarsene in giro per Milano armato di piccone, nonostante fosse un irregolare. Uno che da quando è sbarcato a Lampedusa non ha fatto altro che collezionare precedenti penali, tentando persino di uccidere un compagno di cella spaccandogli un televisore in testa."

Prova ancora rabbia?

"Sì, tanta. Soprattutto quando apro il giornale e leggo che si continuano a far entrare migliaia di clandestini senza regole né controlli. Oggi la Boldrini esulta perché stanno smantellando i decreti sicurezza, ma dov’era quando hanno massacrato mio padre? All’epoca era presidente della Camera e non fece neppure un minuto di silenzio in Aula."

È deluso?

"Chi al mio posto non lo sarebbe? Ho la sensazione che quello che è successo a mio padre e alle altre vittime non abbia insegnato nulla. Quante morti devono ancora accadere prima che le cose cambino?"

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