Dopo il flop del Dna ora una fattura può incastrare Bossetti

Due settimane dopo il delitto, il muratore si recò nel campo dove fu ritrovato il cadavere di Yara

Dopo il flop del Dna ora una fattura può incastrare Bossetti

Dopo che anche la presunta certezza sul Dna di Bossetti è stata smentita dai Ris ("Impossibile diagnosi certa"), i legali del carpentiere di Mapello sono pronti a presentare una nuova istanza di scarcerazione da depositare al Tribunale delle Libertà di Brescia. Gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni stanno limando la documentazione e nella quale, oltre al punto del Dna, sono contenute anche altre prove per smontare la tesi accusatoria: coma la mancata presenza di calce nei polmoni della vittima e l’analisi delle celle telefoniche che, a dire della difesa, non dimostrerebbe la compresenza di Bossetti e vittima nella stessa area di Brembate Sopra, dove il 26 novembre 2010 si persero le tracce di Yara Gambirasio.

Tuttavia, ci sarebbe un'altra prova che potrebbe rimettere in discussione la posizione di Massimo Giuseppe Bossetti. Infatti, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il muratore, due settimane dopo il delitto, si recò nel campo dove fu ritrovato il cadavere della ragazzina di Brembate Sopra.

E la prova starebbe in una fattura rintracciata dai carabinieri del Ros durante l'analisi della contabilità del muratore. Insomma, quel 9 dicembre, Bossetti, non andò a lavorare in quanto nella bolla allegata alla fattura sarebbe indicato un quantitativo di un metro cubo di sabbia.

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