"Alla sorella di Giuseppe Uva rispondo che anche noi servitori dello Stato pretendiamo la verità. Nel suo caso, però il perito della procura ha detto le stesse cose del perito della famiglia e cioè che il mio collega non c’entra a nulla con la morte di suo fratello. La verità è che si vuole rimestare nel torbido ma Giuseppe è morto per abuso di alcolici e per una malformazione cardiaca a causa di una vita dissoluta e dei difficili e distaccati rapporti con la sua famiglia". Così Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap interviene, intervistato dal giornale.it, sulla polemica nata dopo la pubblicazione sui social delle foto degli agenti che, secondo le sorelle di Giuseppe Uva e Stefano Cucchi, avrebbero ucciso i loro fratelli.
A Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dalla quale Tonelli ha ricevuto pure una querela, il segretario del Sap, risponde pregandola di non "spettacolarizzare e cercare di forzare la mano dell’opinione pubblica e della magistratura non fa bene alla verità" anche perché ormai, in base alla sentenza passata in giudicato, la sua morte"è da attribuirsi alla denutrizione e non alle lesioni ricevute e perciò ora si deve solo valutare se sono queste state patite ingiustamente oppure no". Qual è dunque la soluzione per evitare casi simili?"La soluzione - conclude il segretario del Sap - sono le videocamere sulle divise e sulle auto mentre il numero identificativo è fuorviante. Solo la videocamera non perdona nulla né ai miei colleghi né ai delinquenti che non la vogliono, come dimostra il caso Expo. Il fatto stesso che questa proposta venga da noi poliziotti la dice lunga. Noi vogliamo la verità ma siamo contro la disumanizzazione ingiusta delle forze dell’ordine".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.