Gabriele Grimaldi è morto nel 2006, a 55 anni, e la sua storia era stata archiviata. Fino a qualche giorno fa, quando la notizia dell'arresto di Cesare Battisti è rimbalzata in tutto il mondo. E allora è tornato alla memoria anche quel nome, quello di uno dei due esecutori materiali dell'orefice Pierluigi Torregiani, che il 16 febbraio del 1979 venne ucciso a Milano, nella sua gioielleria della Bovisa, sotto gli occhi del figlio Alberto, anche lui colpito da un proiettile che lo costrinse alla sedia a rotelle. A mettere in atto il colpo contro Torregiani era stato il commando di "Proletari armati", composto da Giuseppe Memeo, Sebastiano Masala e Gabriele Grimaldi e armato da Cesare Battisti.
Nel 1980, Grimaldi venne arrestato mentre rientrava dalla Svizzera, dove si era rifugiato. In aula, durante il processo di primo grado aveva disconosciuto l'autorità della Corte d'Assise, come facevano tutti i militanti convinti, che rivendicavano le proprie azioni: la pena, come ricorda il Corriere della Sera, fu di 24 anni di carcere. In seguito, però, venne condannato anche a un ergastolo, a termine del processo per banda armata e omicidi del Pac: in quella stessa occasione anche Cesare Battisti fu condannato all'ergastolo. In secondo grado, Grimaldi sembrò aver lievemente cambianto linea, dato che aveva ammesso qualcosa, rivendicando tutti "questi anni di lotta armata", compreso l'azione ai danni di Torregiani,"a prescindere dalla circostanza che sia stato io ad ammazzarlo o no". Alla fine, però, decise di dissociarsi completamente e scontò 10 anni di carcere, per poi accedere alla semi libertà e tornare libero poco dopo.
Sembra che, uscito dal carcere, si sia creato
una nuova vita, lavorando come restauratore di mobili a Bergamo. Secondo la moglie, Grimaldi sembrava che avesse chiuso col suo passato e non volesse più parlare di quel periodo e di quelle azioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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