Nuove grane per Travis Kalanick, co-fondatore e attuale amministratore delegato di Uber. In Europa non riesce a far decollare il suo servizio di “noleggio”, in patria viene criticato per aver deciso di fare parte dei consulenti del presidente Trump e, soprattutto, è sommerso dalle cause legali avanzate dagli autisti e dalle aziende concorrenti.
La notte dello scorso febbraio, Kalanick si trovava a Houston con due sue amiche per assistere al Super Bowl e, finita la gara ha chiamato un’auto del servizio Uber Black per tornare a casa. Alla guida ha trovato il 37enne Fawzi Kamel, che lavora per Uber dal 2011 e ha installato dentro l’auto una piccola telecamera come misura di sicurezza. La discussione col suo datore di lavoro è stata, perciò, videoregistrata. Il dipendente di Kalanick, dopo che le sue amiche sono scese dall’auto, ne ha approfittato per avere un confronto con il suo capo sulle sue condizioni di lavoro. Kalanick ammette che il 2016 è stato un anno difficile, promettendo un taglio del numero di “black car” in circolazione nelle città, così da ridurre la concorrenza fra autisti e (possibilmente) aumentare i loro guadagni.
Kamel, a quel punto, reagisce con fervore:“Ci hai chiesto di fornire un servizio migliore - dice - ma contemporaneamente di abbassare le tariffe. Stai regalando le corse”. Kalanick si giustifica: “Dovevamo farlo, c’è un sacco di concorrenza, ci avrebbero tagliato fuori dal mercato”, ma l’autista contrattacca: “Quale mercato? Il mercato era tuo, l’avevi creato tu, avresti potuto applicare le tariffe che volevi, invece hai scelto di regalare le corse ai clienti”. Il modello di business di Uber, secondo molti non starebbe in piedi , perché il prezzo pagato dai clienti basterebbe a pagare appena il 40-50% di una corsa, mentre il resto viene “coperto” da investitori privati, che stanno versando soldi nelle casse dell’azienda a fondo perduto. Investitore che presto potrebbero anche chiudere i rubinetti mettendo in crisi Uber.
“Non ci fidiamo più di te – incalza l’autista - La gente non si fida più di te, io ho perso 97mila dollari per colpa tua (probabilmente fra i costi delle corse e l’acquisto dell’auto usata per lavorare, ndr), ho fatto bancarotta per colpa tua”. Kalanick perde la pazienza e, prima di avvicinarsi alla portiera della macchina per scendere, lo insulta e dice: “il problema è che la gente non si prende le responsabilità per quello che fa, provando a dare agli altri la colpa dei suoi errori. Buona fortuna, amico!”.
Ieri, dopo che Bloomberg ha diffuso il video della conversazione fra lui e l’autista, Kalanick ha fatto una leggera retromarcia: “Quelle critiche mi hanno fatto capire che devo crescere come leader, ho bisogno di farmi aiutare nella guida dell’azienda, devo maturare”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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