Contrari 51 per cento, favorevoli 37. Quello delle moschee è un tema che divide non solo i due schieramenti maggiori che si affronteranno alle elezioni di giugno ma crea polemiche all’interno delle stesse alleanze, soprattutto nel centrodestra. Dopo lo stop al bando del Comune, adesso la palla passa ai candidati sindaco di Milano. Ma cosa ne pensano i milanesi? A chiederglielo è stato l’Ipsos di Nando Pagnoncelli.
La domanda è molto articolata. "A Milano si sta discutendo della costruzione di una moschea che consenta di avere un luogo dedicato a chi è di religione islamica. Alcuni dicono che la moschea è necessaria sia perché a tutte le religioni deve essere garantita la libertà di preghiera sia perché così ci sarebbe un maggior controllo. Altri invece dicono che la moschea non si deve fare perché sarebbe rischiosa e potrebbe favorire le infiltrazioni terroristiche. Lei con quale di queste due opinioni è d’accordo?". Secondo il sondaggio dell’istituto di ricerca il 51 per cento degli intervistati ha risposto che la moschea non si deve fare, contro il 37 per cento favorevole alla realizzazione. Un 12 per cento non si è espresso. Quindi, una bocciatura. Ma è interessante vedere la composizione delle risposte. Se è scontato che il 78 per cento di chi appoggia le liste per il candidato del centrodestra, Stefano Parisi si sia espresso contro le moschee, lo è molto di meno il fatto che il 25 per cento di chi sostiene i partiti a favore del candidato di centrosinistra, Giuseppe Sala sia contrario.
Tra chi voterà il candidato del Movimento 5 Stelle, Gianluca Corrado la percentuale sale al 57 per cento, ben oltre la maggioranza assoluta. Infine, c’è un 40 per cento degli incerti o di chi comunque non andrà a votare a giugno, che risponde no alla moschea. Andiamo a vedere la composizione di chi invece dice sì ai luoghi di culto islamici. Anche qui non desta sorprese che il 61 per cento di chi appoggia Sala sia favorevole, colpisce invece che lo sia anche una percentuale del 18 per cento di sostenitori di Parisi. A dimostrazione di quanto le due coalizioni siano composite e tengano insieme spinte molto differenti. E lo si nota anche dalle frasi dei candidati sindaci che si sono succedute nel tempo. A partire da Parisi. Da un’apertura condizionata ("Serve fare la moschea ma secondo certi criteri, sapendo chi sono i finanziatori, garantendo che i sermoni siano in italiano e rafforzando i controlli.
Con una legge nazionale") a una posizione più cauta dopo lo stop del leader della Lega, Matteo Salvini (ai leghisti del Qt8 che lo hanno accolto con un no alla moschea in zona, ha risposto: "E noi non la facciamo" per lo meno nell’area dell’ex Palasharp, perché "è troppo grande").- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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