Non si sa se Anis Amri poteva essere salvato. Di sicuro, però, ci hanno provato. Le foto del cadavere steso sull'asfalto di Sesto San Giovanni mostrano il braccio destro del tunisino con un ago in vena e una cannula in bocca.
Amri, ferito, giache a terra con la giacca e la camicia aperta, gli occhi semichiusi e le braccia spalancate. Sono passati pochi minuti dalla sparatoria che ne ha provocato la morte.
Intorno alle 3 del mattino di venerdì Amri viene fermato da una pattuglia della polizia di Stato in piazza I maggio a Sesto San Giovanni, nei pressi della stazione ferroviaria. Alla richiesta di esibire i documenti si rifiuta ed estrae una pistola dallo zainetto. La punta contro uno dei poliziotti, fa fuoco e ferisce l'agente alla spalla.
L'altro poliziotto, che era alla guida della volante, fa il giro dell'automobile e fredda il marocchino con un solo colpo. Quindi, con ogni probabilità, chiama i soccorsi.
Come testimoniano la cannula e la flebo, i sanitari sopraggiunti avrebbero provato a salvargli la vita, forse nell'estremo tentativo di poter poi procedere ad un interrogatorio che a questo punto si sarebbe rivelato di un'importanza fondamentale.Tutto, però, è stato vano: la ferita si è rivelata mortale ed Amri è spirato prima di dire alcunché.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.