Inghilterra, nuovo caso "Charlie": "Non fate morire il nostro bimbo"

Il bambino di otto mesi è affetto da una grave paralisi celebrale e non respira autonomamente. La coppia porta il caso in tribunale per avere una consulenza esterna

Inghilterra, nuovo caso "Charlie": "Non fate morire il nostro bimbo"

Un caso molto simile a quello di Charlie Gard sta sconvolgendo la Gran Bretagna. Si tratta di un bambino di otto mesi con una paralisi celebrale a cui i medici vogliono staccare la spina. Ma i genitori si oppongono e portano il caso in tribunale.

Isaiah Haastrup è un bambino di soli otto mesi affetto da una grave paralisi celebrale e non in grado di respirare autonomamente. Secondo i medici, per il piccolo non ci sono speranze di miglioramento e quindi l'unica cosa da fare è quella di spegnere il respiratore e mandare Isaiah in un reparto di cure palliative. In poche parole staccare la spina, così come avvenuto pochi mesi fa a Charlie Gard. Ma, come riporta il The Guardian, i genitori non sono d'accordo e si rivolgono al tribunale per ottenere la consulenza di un esterno.

La decisione della coppia deriva dalla poca fiducia che nutrono nei confronti della sanità pubblica inglese. Sfiducia scaturita al momento della nascita del piccolo. Se Isaiah ha una grave paralisi celebrale sarebbe infatti anche colpa dei medici dell'ospedale che, al momento del parto, avrebbero commesso un errore. "Il battito del bimbo - ha raccontato il papà - diminuiva ma nessuno ha fatto nulla per almeno 40 minuti". Il cesareo sarebbe quindi arrivato troppo tardi, mettendo anche a rischio la vita della madre. Secondo l'uomo, e un'indagine interna all'ospedale, la responsabilità delle condizioni di salute del bimbo sarebbero quindi da attribuirsi ai dottori.

Ora i genitori chiedono che non venga staccato il respiratore e la riduzione dei farmaci che, a loro avviso, impedirebbero al bambino di sviluppare abilità mantenendolo in uno stato di incoscienza.

"Sappiamo che potrebbe rimanere per sempre su una sedia a rotelle, che potrebbe avere difficoltà a parlare - ha spiegato l'avvocato della famiglia - ma siamo convinti che se riuscisse a riprendere a respirare in modo autonomo potrebbe comunque vivere la sua vita".

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