"Insabbiano il caso Palamara. Si dimetta il capo dell'Anm"

Usa un linguaggio mai sentito a queste latitudini. E va all'attacco dei vertici dell'Associazione nazionale magistrati: "Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia si deve dimettere"

"Insabbiano il caso Palamara. Si dimetta il capo dell'Anm"

Usa un linguaggio mai sentito a queste latitudini. E va all'attacco dei vertici dell'Associazione nazionale magistrati: «Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia si deve dimettere». Senza tanti complimenti. Giuliano Castiglia, gip a Palermo, è uno dei leader di Articolo 101, la lista - guai a chiamarla corrente - che ha raccolto 651 voti alle ultime elezioni e sta sparigliando i giochi dentro il Palazzo.

Dottor Castiglia, perché Santalucia se ne deve andare?

«Perché da troppi mesi i vertici dell'Anm tergiversano sulle chat di Palamara, prendendo tempo, non rispondendo alle questioni poste dal sottoscritto e dagli altri tre colleghi di Articolo 101 che con me siedono nel comitato direttivo centrale dell'Anm, perché in definitiva mi pare evidente la volontà di insabbiare tutte le problematiche affiorate con il caso Palamara».

Lui è stato espulso dall'Anm. Non vi basta?

«Per niente. Noi diciamo basta alle correnti che dentro il Csm sono espressione di una parte, anzi dei partiti. Questa logica non ci appartiene, ma questa logica è dominante e questa logica riemerge nella vicenda delle chat».

In pratica, cosa è successo?

«Dall'estate scorsa chiediamo ai vertici dell'Anm di acquisire le chat e abbiamo anche detto dove bussare: al gip di Perugia».

La risposta?

«Per molto tempo nessuna. Si sono persi mesi, poi finalmente, seguendo una procedura inedita, fin qui mai utilizzata, sono stati messi in moto i probiviri».

I probiviri?

«Sì, i probiviri che, per ragioni a noi incomprensibili, hanno presentato domanda di nuovo alla procura che, naturalmente, li ha spediti dal gip. Ma questo è niente».

Che altro è successo?

«Il fatto più grave è accaduto dopo. C'è stato un carteggio fra i vertici dell'Anm e il giudice di Perugia e quel carteggio ci è arrivato tagliato, con omissis e lacune».

Le forbici le ha impugnate il gip?

«No, al contrario, le censure sono farina del sacco di Santalucia che, a quanto pare, non vuole informare i membri del comitato direttivo centrale».

Forse non gradiscono l'uscita eventuale di nomi da tutelare nel corso delle indagini?

«Per noi la privacy è una scusa bella e buona; in ogni caso i nomi, anzi il nome perché ce n'era uno solo, si possono sbianchettare».

E allora?

«Il giudice ha concesso le chat con alcune limitazioni. Ma il dibattito sul diritto dell'Anm ad avere le chat ci è arrivato monco. Senza la necessaria condivisione e trasparenza: forse hanno paura che si vada troppo avanti, troppo in là, toccando assetti di potere consolidati. In ogni caso, quel carteggio ce l'ha poi dato il giudice e anche questo è paradossale».

In conclusione?

«Non abbiamo ancora le carte relative alle chat. E ci sembra che non si voglia andare fino in fondo».

Qual è il programma di Articolo 101?

«Il Csm deve tornare ad essere un organo di alta amministrazione della giustizia, non un organismo politico. Il nostro faro sono le leggi, non le ideologie».

Voi vi aggiungete alle altre correnti.

«Non c'è nessuno di noi al Csm e le assicuro che non ci sarà mai».

È un impegno?

«Di più: è il nostro programma. Noi vogliamo il sorteggio per recidere i tentacoli delle correnti dentro Palazzo dei Marescialli e la rotazione dei dirigenti per porre fine al nominificio in cui è stato trasformato il Csm.

Ci siamo presentati per la prima volta l'anno scorso, ma il nostro blog, Uguale per tutti, è nato nel 2007. Solo che prima non ci ascoltava nessuno. Oggi gli scandali fanno finalmente aprire gli occhi a molti colleghi che prima ci ignoravano».

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