Sull'inchiesta che ha portato fra l'altro all'arresto ai domiciliari del governatore ligure Giovanni Toti scriveremo tutto ciò che risulta dalle carte giudiziarie senza alcun indugio, perché questo è il compito che ci spetta. Ma con un'avvertenza: noi non abbiamo mai dubitato e continuiamo a non dubitare dell'onestà di Giovanni Toti che ben abbiamo conosciuto in oltre vent'anni di frequentazione professionale e personale. La questione non è difendere a priori un amico, né un bravo governatore d'area quale lui è stato. No, più semplicemente escludo che Toti sia capace di commettere, per di più in combutta con altri, qualsiasi tipo di reato.
Giovanni Toti è stato un amministratore pragmatico: si fa ciò che è utile alla Liguria e lo si fa nel modo più efficiente e nei tempi più brevi possibili, cosa che ovviamente espone a dei rischi. Può essere che questo metodo, molto apprezzato dai liguri (che infatti lo hanno riconfermato alla loro guida con un quasi plebiscito), abbia attirato l'invidia di qualcuno, è possibile che qualcun altro a lui vicino abbia provato e magari sia pure riuscito ad avvelenare qualche pozzo, ma il fatto che per un motivo o per l'altro qualcosa sia andato storto non giustifica, a mio avviso, un arresto a distanza di quattro anni dai fatti al centro delle indagini, a mesi dalla richiesta e a poche settimane da un importante appuntamento elettorale.
Per arrestare chiunque, a maggior ragione la guida incensurata e stimata di un'importante comunità, non dovrebbero bastare i sospetti su scelte politiche (un governatore è lì per autorizzare, non per bloccare), non i teoremi sull'origine strumentale di legittimi contributi elettorali, neppure frequentazioni rivelatesi in seguito inopportune. No, tutto ciò può certamente essere motivo di indagini perché la chiarezza prima di tutto, pure di un processo se gli indizi superano la prova di fondatezza secondo un giudice terzo. Questo arresto, che arriva dopo quattro anni di intercettazioni al suo telefono, sa viceversa di forzatura giudiziaria e mediatica, quasi a voler pareggiare il conto politico con i fatti che hanno terremotato la sinistra in Puglia (con molto più riguardo da parte dei pm per chi lì amministra la cosa pubblica).
Io a Giovanni
Toti, con il quale ho discusso anche animatamente all'epoca in cui si chiamò fuori da Forza Italia per fondare un suo partito, confermo la mia stima e amicizia, certo del fatto che il tempo saprà essere con lui galantuomo.
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