Giulio Mattietti - direttore generale aggiunto dello Ior - è stato licenziato in tronco lo scorso novembre. Nominato nel 2015 assieme al direttore Mammì, Mattietti è stato allontanato dal Vaticano per motivi apparentemente inspiegabili. Un vero e proprio "giallo", secondo alcuni. Un articolo di Repubblica - però - ha svelato quali potrebbero essere le ragioni all'origine della "cacciata": pare che Mattietti fosse in grado di "disporre" quindi di poter "offrire" informazioni sensibili riguardanti lo stesso Ior. I vertici - insomma - potrebbero aver temuto la fuoriuscita di documenti, quindi un secondo caso Vatileaks. "L' ufficio dell' It non si trova nello Ior" - ha scritto questa mattina Repubblica - "ma dall' altra parte della cittadella vaticana, vicino a palazzo San Carlo. Una distanza che ha aumentato la diffidenza nei suoi confronti da parte dei vertici dello Ior, l' ex presidente Ernst Von Freyberg, prima, De Franssu e Mammì oggi, che lo hanno considerato in questi anni un corpo estraneo". Alla base di tutto - quindi - ci sarebbe un'ormai radicata mancanza di fiducia verso Mattietti da parte delle alte cariche dell'Istituto per le Opere di Religione. La "banca di Dio" continua in ogni caso a far parlare di sè. Specie per la "risolutezza" riguardante questo licenziamento.
Von Freyberg - nello specifico - sarebbe stato il primo a vagliare l'ipotesi del licenziamento dell'ex direttore generale aggiunto, ma non sarebbe riuscito nel suo intento. Il motivo? "La stima e la fiducia che potenti monsignori della Segreteria di Stato riponevano in Mattietti". L'ex direttore generale aggiunto della "banca di Dio" - insomma - sarebbe stato troppo vicino a determinate logiche vaticane per consentire alla banca di rimanere distante da eventuali "pressioni". Franssu e Mammì invece - grazie alla vicinanza con Papa Francesco - sarebbero riusciti a "cacciarlo". Secondo quanto si apprende qui - però - non sarebbe vera la notizia secondo cui Mattietti sarebbe stato accompagnato alla porta dalla gendarmeria vaticana. "Questi provvedimenti vengono presi con trasparenza - e senza compromessi - ma che rientrano nei normali rapporti contrattuali all’interno di un’impresa. Chi sbaglia paga", avrebbero fatto sapere dall'interno dell' Istituto. Mattietti - intanto - avrebbe ufficialmente richiesto di conoscere i motivi dietro al suo licenziamento. E la "mossa" avrebbe avuto come effetto quello di affrettare il "pensionamento" anche per non alimentare "ulteriori voci".
Papa Bergoglio - dal canto suo - non ha ancora operato l'annunciata rivoluzione della banca vaticana. E proprio la mancata attuazione di una parte così "corposa" del programma di governo di questo pontificato rappresenta uno degli argomenti utilizzati più spesso da chi critica l'operato del pontefice. La segreteria per l'Economia - del resto - è stata affidata al cardinale George Pell: il porporato che attualmente si trova in Australia, dove deve difendersi dalle accuse di violenze ai danni di minori e da quelle di aver coperto casi di abusi sessuali all'interno della diocesi di Melbourne. La carica di revisore generale - poi - risulterebbe vacante da quando Milione è stato a sua volta rimosso. "Francesco può essere confortato dal fatto che la maggior parte dei papi moderni prima di lui – Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – siano tutti entrati in carica con ambiziosi obiettivi di purificare le operazioni vaticane e, in una certa misura, non sono riusciti a farlo", ha recentemente scritto il vaticanista americano John Allen. Il Conclave del 2013 - però - pare abbia votato il pontefice argentino proprio in funzione di una svolta decisa relativamente alle finanze vaticane. Il C9 - il minidirettorio cardinalizio creato da Francesco - sembra non aver ancora trovato il modo di riformare la "banca di Dio".
Discussi e contestati licenziamenti - invece - continuano a riempire le pagine dei giornali. Tutto questo, sottolineando come questo magistero papale sia iniziato col chiedersi se il Vaticano avesse realmente bisogno di un istituto bancario.
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