Gli italiani bocciano gli inciuci

Il Partito della nazione non esiste, c'è solo in Parlamento e nella testa dei quattro gatti che fanno le fusa a Matteo Renzi

Gli italiani bocciano gli inciuci

Caro Direttore,

dai seggi è arrivata una lezione importate che è così sintetizzabile: il Partito della nazione non esiste, c'è solo in Parlamento e nella testa dei quattro gatti che fanno le fusa a Matteo Renzi. Di sicuro non esiste nelle urne e il voto di domenica ne è la dimostrazione plastica. I risultati elettorali di gran parte delle città in cui si dovevano rinnovare le amministrazioni comunali sono indizi significativi, ma la prova regina è stata fornita dal ballottaggio di Napoli, da cui è stata esclusa la candidata del Pdn. Là dove gli orfani della Dc e di Pierferdinando Casini - cioè l'Udc, insieme con Ala - il partito di transfughi di Forza Italia fondato da Denis Verdini allo scopo di soccorrere il presidente del Consiglio - si erano schierati a favore della candidata del Pd Valeria Valente, hanno ottenuto una sonora sconfitta. Alla deputata renziana non sono bastati gli spot elettorali del premier, che a poche settimane dal voto ha scelto di siglare l'accordo di programma per la bonifica dell'area di Bagnoli in aperto contrasto con il sindaco Luigi De Magistris. Né sono servite le conferenze stampa con Vincenzo De Luca o le visite dello stesso Verdini - il quale sognava di essere determinante ai fini della vittoria - o il sostegno dei cosiddetti cosentiniani in Parlamento, tipo Vincenzo D'Anna e Ciro Falanga. Anzi. Nonostante il supporto degli ex forzisti diventati renzisti, la Valente è stata scavalcata perfino da un candidato dato per perdente come Gianni Lettieri. Il quale, pur essendo un aspirante sindaco riciclato delle scorse elezioni e pur in presenza di una Forza Italia ai minimi storici, è riuscito ad arrivare al ballottaggio. Se poi si considera che Napoli esce da cinque anni di gestione inconcludente del parolaio arancione, non si può non arrivare alla logica conseguenza che, piuttosto di dare il proprio voto al Pdn di Renzi - ossia a quello che un tempo avremmo chiamato il Partito dell'inciucio - gli italiani preferiscono mettere la crocetta sul nome di De Magistris.

Vedremo naturalmente che cosa accadrà ai ballottaggi e se gli esponenti del Pd riusciranno a spuntarla al secondo turno a Roma, Milano, Torino e Bologna, dove per altro nessuno dei candidati di Renzi, nonostante l'appoggio massiccio del premier e dei ministri, ha ottenuto grandi successi. Ma comunque vada, la sconfitta di Napoli e l'arretramento generale del Partito democratico una cosa già la dicono ed è che il progetto del Partito della nazione, ovvero una Balena rosè che occupi lo spazio centrale e sinistro della politica, non nasce sotto buoni auspici. Il Pdn ha i numeri in Parlamento, perché grazie ad un certo numero di voltagabbana li ha sottratti al centrodestra. Tuttavia, sottoposto al giudizio degli elettori, il Partito della Dazione (a scanso di equivoci e nonostante le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni dei suoi esponenti, chiariamo che Dazione in questo caso non è intesa come la intendono i pm, ma più semplicemente come lottizzazione e distribuzione di poltrone), o se preferite della Finzione, non passa il turno.

Resta fermo al palo il grande progetto di una Cosa rosada, un po' Pd ma anche molto grande centro. Alla fine, che ci siano Renzi e Verdini alla guida, l'opinione degli italiani resta quella di sempre ed è negativa.

Perché come ogni ibrido, il Partito della nazione rimane un organismo geneticamente modificato, ottenuto in laboratorio senza tener conto della vita reale e degli orientamenti degli elettori. Una specie di mostro, un Frankenstein. Che come tale non genera condivisione ma solo repulsione.

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