"Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato Islamico, ok? Noi non vogliamo essere amici dei miscredenti (...) questo è quello che dobbiamo fare per allargare lo Stato Islamico". Maria Giulia Sergio, la jihadista italiana che dopo aver sposato l'albanese Aldo Kobuzi, si è trasferita in Siria per combattere coi miliziani dell'Isis, parla via Skype con la sorella Marianna che oggi è stata arrestata nell'operazione "Martese" della Digos di Milano. Il dialogo rende bene il libello di radicalizzazione della foreign fighter 27enne che, dopo la conversione all'islam, ha iniziato a farsi chiamare Fatima. "Se voi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah - dice alla sorella per convincerla a partire per la Siria - lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere (...) mujaheddin che hanno 15/16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande".
Le numerose intercettazioni della procura di Milano hanno permesso di ricostruire con precisione i passaggi del viaggio verso lo Stato Islamico, i contatti e gli aspetti del reclutamento e dell’organizzazione. Lo scorso 16 marzo Maria Giulia Sergio è connessa a Skype: parla con la sorella Marianna a cerca di convincerla a raggiungerla in Siria. "Io ti parlo a nome dello Stato Islamico - diceva in italiano, intercettata dagli investigatori della Digos - lode ad Allah, e Abu Bakr Al Baghdadi (il Califfo, leader dell’Isis, ndr) chiama qui alla hijrah, chiama tutto il mondo (...) a fare il jihad per causa di Dio, perchè noi dobbiamo distruggere miscredenti (...) noi abbiamo bisogno della legge islamica, qui c’è la legge islamica, quante volte ti ho detto 'oggi hanno tagliato una mano, o di qua e di là', grazie a Dio, questa è la legge di Allah". E sempre rivolta alla sorella: "Voi potete fare qui la hijrah per la causa di Dio". E definisce i mujaheddin che combattono in Siria "bellissimi, fortissimi, intelligenti, una meraviglia. Noi odiamo i miscredenti (...) non c’è nessuna amicizia tra noi e i miscredenti (...) neanche se sono padre e madre".
I dialoghi con la sorella Marianna sono di una violenza senza precedenti. "Noi non vogliamo essere amici dei miscredenti - dice Maria Giulia Sergio - a noi non serve niente di quello che fanno loro (...) è finito il tempo che il musulmano sta nella terra della miscredenza, quello era il tempo dell’ignoranza, adesso c’è il kahlifa... lode ad Allah, non sono solo parole scritte per aria e che vanno via, questi sono obblighi... obblighi personali, individuali nei confronti di Allah, lode a Lui l’Altissimo...". Ogni parola è tesa a convincere i propri famigliari a raggiungerla nello Stato islamico. "Se vuoi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah, lode a Lui l’Altissimo - incalza - lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere, lode ad Allah...". Poi ci sono le donne: "Qua, lode ad Allah, siamotutte unite per la causa di Allah... il discorso è questo, a noi non serve niente dei miscredenti".
In Siria Maria Giulia Sergio avrebbe imparato a sparare con il kalashnikov circa cinque mesi fa. Questo, come si legge nell’ordinanza del gip di Milano Ambrogio Moccia, dimostra quanto sia stato veloce e radicale il percorso che la foreign fighter ha intrapreso. Sempre parlando con la sorella dice di aver "già sparato due volte", prima con il kalashnikov contro un albero e poi con una pistola. Tanto che vorrebbe inviare alla famiglia un video dell’impresa, ma Said, ossia il marito Aldo Kobuzi, che combatte con lei con le milizie dell’Isis, glielo ha impedito per evitare i rischi di intercettazioni da parte delle forze dell’ordine.
E il marito è al centro anche di un'altra conversazione. "Un uomo sposato è andato con un altra donna - racconta alla sorella - Said come mujaheddin, come soldato per Allah, va con altri fratelli perlapidarlo". E le due ragazze ridono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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