L'America più americana sgambetta Trump e Hillary

La favorita Hillary tallonata dal "socialista" anti-ricchi Sanders. Il voto in Iowa mette uno stop (temporaneo) all'ego del magnate Trump

L'America più americana sgambetta Trump e Hillary

La grande saggezza dell'America rurale, devota ma non bigotta, l'America che lavora e che non cerca avventure né umiliazioni, ha impartito una lezione allo smisurato ego di Donald Trump, che è stato sconfitto e ci è rimasto di sasso. Tuttavia, con spirito sportivo, lo sconfitto ha fatto i complimenti all'uomo che lo ha battuto: il senatore Ted Cruz del Texas, cubano ma di comportamento wasp (anglosassone e conservatore) che ha vinto per il Partito repubblicano il caucus dell'Iowa. Ma ecco che fra loro già emerge il terzo fra i repubblicani: il senatore della Florida Marco Rubio, affascinante giovanotto cubano anche lui, che cresce giorno dopo giorno.

Nel campo opposto, Hillary fa match pari con Bernie Sanders, il settantaquattrenne adorato dai giovani di sinistra col vento (...)(...) in poppa, che cresce contendendo terreno alla Clinton. Bernie Sanders è un gentiluomo: avrebbe potuto profittare della disavventura di Hillary, messa sotto inchiesta dall'Fbi a causa di ventidue email top secret incautamente maneggiate sul suo server di posta privata. Ma non lo fa. D'altra parte, protesta la Clinton, le email ora top secret, non erano tali quando le aveva fra le mani. Sanders non approfitta, ma il campo repubblicano non spreca l'occasione e tambureggia: «Vi fidereste di un candidato che mette in pericolo la sicurezza del Paese?».Proviamo dunque a capire che cosa sta succedendo nella più antica democrazia repubblicana in cui una saggia tradizione popolare consiglia una certa alternanza alla Casa Bianca tra riformisti e conservatori. Quella americana è veramente una democrazia popolare, non nel senso sovietico ma perché è vissuta dal popolo come un patrimonio individuale: come la casa, il giardino o il bus che porta i figli a scuola. È evidente che l'atteggiamento guascone di Trump che attacca la tradizione (mai disertare un dibattito per non incontrare una giornalista ostile) non porta fortuna. Tuttavia Trump potrebbe rimontare lo svantaggio già il prossimo 9 febbraio nel New Hampshire e tornare in corsa per la Casa Bianca. Ma se ciò accadesse entro il primo marzo (ultima data utile) l'ex sindaco di New York Michael Bloomberg si getterebbe nella mischia con il suo miliardo di dollari per tagliare la strada all'estremista repubblicano.Bloomberg però vorrebbe anche eliminare dalla corsa un vecchio matto come Bernie Sanders, il quale ha assunto posizioni di sinistra assolutamente un-american, incompatibili con la tradizione della frontiera e del motore capitalista. Si dichiara infatti socialista e, in nome dei poveri, promette di caricare di tasse non soltanto i ricchi ma tutta la classe media. Una società totalmente priva di punte estreme negli Stati Uniti è considerata un'eresia ideologica che viene dall'Europa.

Gli Usa non sono il Canada, tutto Stato sociale, Wwf e buonismo egualitario. La land of opportunities si è sempre autodefinita sulle sfide, sulla vittoria dell'underdog, l'atleta che tutti davano per perdente e che invece vince. È il Paese in cui si parteggia per il fuggiasco contro la polizia perché il senso della sfida è più forte del conformismo. Anche l'angosciosa questione della vendita delle armi è una spina tutta americana nel corpo del buon senso europeo. Gli americani sono stati chiamati alle armi da una Costituzione di guerra e rivoluzionaria per difendere la libertà con le proprie mani e, all'occorrenza, con i propri revolver e fucili semiautomatici scopiazzati dai modelli militari, ma senza grandi caricatori. Tutti i candidati sono favorevoli a limitare il traffico e disciplinare la tradizione della scampagnata col mitra, ma nessuno si sente di imporre un divieto totale. Lo stesso criterio, per noi difficile da mandare giù, vale per la pena di morte che, malgrado una opposizione non vastissima, è considerata un male minore, essendo il criterio della giustizia fondato non sulla rieducazione e il reinserimento (come da noi) ma sulla retribution, cioè il castigo occhio per occhio. Tutto ciò per noi europei è «di destra», ma la percezione americana è diversa. Il punto è che la maggioranza dei cittadini vuole tuttora un'America americana.

Il senatore Marco Rubio l'ha detto con efficacia: «Obama vorrebbe che gli Stati Uniti diventassero un Paese come gli altri. E invece noi vogliamo che gli Stati Uniti restino gli Stati Uniti d'America».Ecco dunque che, se da una parte l'estremismo verbale di Trump fa saltare i nervi a tutti gli americani che recitano la Costituzione a memoria, dall'altra provoca sconcerto anche il «socialismo» di Sanders, deciso a piallare le asperità sociali in nome dell'égalité alla francese. Sanders piace molto ai giovani che, per natura, sono radicali: «Chi non è di sinistra a vent'anni è senza cuore, chi non è conservatore a quaranta non ha cervello» recitavano Benjamin Disraeli e Georges Clemenceau. Da notare che Hillary Clinton non attacca mai frontalmente Bernie Sanders perché spera di vincere la nomination e di chiedergli di farle da vicepresidente. Così si coprirebbe a sinistra e sul fronte giovanile. Anche a destra si poteva giurare fino a una settimana fa che se Trump avesse conquistato la nomination avrebbe chiesto a Ted Cruz di entrare nel ticket come vice. Ma la trama si è complicata per l'outsider Marco Rubio che ha mobilitato tutto il clan cubano.

Ieri anch'io ho ricevuto la sua email circolare con la richiesta di contribuzione (donation), ma firmata dalla moglie Jeanette Rubio: «Carissimo, Marco sta riposando e non voglio fargli sapere che ti sto chiedendo pochi dollari. Ma, ti giuro: ce la sta mettendo tutta, si sbatte tutto il giorno ed è stanco morto. Sarebbe bello, quando si sveglia, dirgli che anche tu sei fra i suoi fan e hai mandato cinque dollari». That's America.

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