A sinistra non si respira aria buona. Il clima intorno al ddl Zan, infatti, è ben più mefitico e cupo di quanto le gioiose manifestazioni arcobaleno di piazza lascino immaginare. Perché il paradosso è che una legge nata per garantire libertà, sicurezza e uguali diritti a chiunque sta diventando l'occasione per una caccia alle streghe e un ritorno delle «purghe» staliniane. Con due differenze: in Urss finivano nei gulag gli oppositori di una dittatura; ora finisce perseguitato sui social media e defenestrato dal consesso dei veri progressisti (l'unico consesso con dignità umana secondo loro) chiunque sollevi anche il minimo dubbio sul testo di legge, ormai diventato sacro e intoccabile come Il Capitale di Marx, o il Corano.
Nelle ultime settimane sono tante le personalità - di certo non catalogabili come vicine alla destra - che hanno provato a mediare, a sostenere la tesi del compromesso. Che è semplice e assai di buonsenso: se giuristi, associazioni di femministe, filosofi, politici, scienziati e perfino attivisti dei diritti degli omosessuali hanno espresso riserve su alcuni punti della legge, forse è meglio metterci mano. Soprattutto sul tema dell'identità di genere, sull'educazione gender a scuola e sulla libertà di espressione. Meglio una legge che tuteli dalla violenza omotransfobica di nessuna legge. Nulla di retrogrado o violento, dunque, eccetto la reazione dei fondamentalisti, di cui il Pd lettiano è diventato guida spirituale, tipo gli ayatollah.
Chi ha provato a chiedere un'intervista a qualcuno dei pochi che ha avuto il coraggio di esporsi in tal senso sui social ha ricevuto cortesi rifiuti. Basta così, sul ddl Zan non voglio più dire nulla. Come se si parlasse della Stasi, dei boss di camorra o del Grande Fratello di Orwell. Zitto, la psicoZanpolizia ti ascolta. E la psicoZanpolizia fa paura, perché in un attimo può distruggere la tua storia e devastare la tua carriera. Poco importa che tu sia stato sostenitore dei diritti Lgbt da quando ancora il Pci considerava tutti «deviati» o che tu abbia fatto approvare le unioni civili omosessuali. Diventi nemico del popolo, omofobo. «Fai schifo», come insegnano le squadracce dei Ferragnez, il braccio virtuale violento della legge (Zan). Poi, se per caso sul tema voti contro la linea del partito, rischi di non venire ricandidato, la tua patente di superiorità morale ti verrà stracciata in faccia. E finirai i tuoi giorni accomunato ai leghisti che vogliono riaprire i forni crematori per gli invertiti.
La domanda è: ma perché dovrebbe fare schifo chi vuole approvare una legge con una modifica? Perché si dovrebbe vergognare uno scienziato fieramente ateo come Piergiorgio Odifreddi, che sostiene come «la percezione psicologica del genere non è la stessa cosa della realtà fisiologica», o Stefano Fassina di Leu, per cui «si lascia troppa discrezionalità ai giudici»? Perché fare a pezzi un uomo di spettacolo come Luca Bizzarri se scrive che forse la legge è scritta male e «a volte gli slogan e i pasticci fanno più danni degli omofobi»? La risposta è sempre la stessa: perché non si parla più di una legge, ma di un totem ideologico indiscutibile. Ragion per cui non siamo più nel campo della politica, ma della religione più oltranzista.
Con i suoi inquisitori e le sue lettere scarlatte di infamia, i suoi peccati mortali e i suoi roghi, i suoi eretici e la sua promessa di dannazione eterna. No, nel Pd non si respira più, si consiglia di areare il partito prima di soggiornarvi.
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