Si è svolta ieri nel tribunale di Busto Arsizio l'udienza preliminare che vede alla sbarra Davide Fontana, il bancario di 43 anni imputato dell'omicidio dell'attrice italo-olandese 26enne Carol Maltesi. L'uomo ha ottenuto dal gup la possibilità di fornire delle dichiarazioni spontanee a porte chiuse sulla terribile vicenda.
"Non mi capacito di quello che ho fatto", ha esordito il responsabile dell'efferato assassinio. "Sono sempre stato una brava persona, educata e gentile e sono contro ogni forma di violenza...", ha aggiunto. Parole che lasciano basiti e stridono con le brutali modalità dell'omicidio che lo stesso 43enne milanese ha confessato. La vittima era stata letteralmente massacrata a colpi di martello e quindi fatta a pezzi. I resti, occultati in un primo momento all'interno di un congelatore acquistato appositamente su Amazon, erano stati suddivisi in quindici sacchi della spazzatura e quindi gettati da un burrone. Per non rivelare la scomparsa della 26enne, inoltre, l'omicida si era a lungo spacciato per lei, utilizzando il suo telefono cellulare per inviare messaggi rassicuranti a parenti e amici. Poco prima del brutale assassinio, Carol Maltesi era impegnata nella ricerca di un'abitazione a Verona, con l'obiettivo di riavvicinarsi finalmente al figlio di soli sei anni che viveva col padre ed ex compagno in una località della provincia.
Le dichiarazioni dell'assassino
"Chiedo scusa a tutti, sono profondamente pentito di quello che ho fatto, non trovo parole per descrivere il mio dolore e la mia vergogna per me stesso e per quello che ho fatto", ha dichiarato nel corso dell'udienza Davide Fontana, che si trova in carcere dallo scorso marzo. "Non volevo fare del male a Carol. Adesso non avrei il coraggio di guardare i suoi genitori in faccia. Non mi capacito di quello che ho fatto, sono sempre stato una brava persona, educata e gentile e contro ogni forma di violenza", ha aggiunto. "Non avevo mai fatto del male a nessuno e non avrei mai voluto fare del male a Carol e non avrei voluto separarla da..." (qui l'imputato fa il nome del figlioletto della vittima).
Con le proprie dichiarazioni spontanee, Fontana sperava presumibilmente di raggiungere l'obiettivo del rito abbreviato, cosa che gli avrebbe consentito di scampare il processo in Corte d'Assise e l'aventuale condanna all'ergastolo. "È giusto che io paghi per quello che ho fatto e voglio farlo", ha precisato, "vorrei trovare ogni modo per riparare a quanto fatto e troverò il modo di riuscirci".
Il tentativo di evitare la premeditazione
Quanto al movente del terribile omicidio, il 43enne ha voluto chiarire di non aver agito per fini economici. "Non ero geloso e ossessionato da Carol. È sempre stata libera di fare ciò che voleva e di frequentare chi voleva", ha proseguito,"Semplicemente non volevo essere escluso dalla sua vita". L'omicida ha ribadito di non aver agito seguendo un piano ben preciso."È falso che avrei premeditato il delitto. Il 'pin' del cellulare me lo ha dato lei fin da subito per motivi lavorativi e pratici. È stata una cosa impulsiva che non ha spiegazione", ha aggiunto, "mai avrei potuto premeditare ciò che ho fatto, mi dispiace tantissimo".
Niente rito abbreviato
Il tentativo di mostrare rammarico e pentimento non ha fruttato ciò che, presumibilmente, l'imputato cercava di ottenere per allontanare l'eventualità di una condanna all'ergastolo. Il gup ha infatti respinto la richiesta di rito abbreviato, che avrebbe permesso all'imputato 43enne di usufruire dello sconto di un terzo della pena detentiva.
Fontana dovrà presentarsi dinanzi ala corte d'Assise di Busto Arsizio.
La prima udienza, durante la quale l'uomo dovrà difendersi dalle accuse di omicidio volontario, distruzione e occultamento di cadavere con le aggravanti della crudeltà e della premeditazione, è in programma il 24 ottobre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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