Sta facendo il giro della rete l'accorato appello di un parrucchiere di Cisterna di Latina a cui hanno rubato il vecchio telefono dove custodiva le foto del figlio morto.
In quel vecchio modello di samsung c'era la cosa più preziosa che Carlo Di Console conservava: 5000 foto, messaggi audio, contatti e conversazioni whatsapp di suo figlio Matteo, morto l'anno scorso in un incidente d'auto, a 25 anni.
Era il vecchio telefono smesso del figlio, non funzionava nemmeno più. Ma dopo la morte di Matteo, Carlo era riuscito a farlo rigenerare e da allora lo custodiva gelosamente: lo portava sempre con sé, stava attento che non si scaricasse perché il pulsante di accensione non andava più. Il cellulare nuovo del 25enne era andato distrutto nell'incidente, così quel vecchio modello tutto acciacato era rimasto l'unico a custodire tutti i ricordi del figlio.
Ma qualche giorno fa, qualcuno si è introdotto nel negozio di Carlo e gli ha rubato il prezioso cimelio. L'uomo aveva appena finito di lavorare e aveva appoggiato il telefono nel negozio per andare in bagno: quando tornando non c’era più. Un furto insolito, anche perché il telefono è un Samsung fuori produzione e il negozio si trova al primo piano. Eppure qualcuno l'ha preso e l'ha portato via.
"Quel cellulare non vale nemmeno un euro per chi l'ha rubato, ma per me aveva un valore affettivo inestimabile", ha spiegato Carlo. Il cellulare era diventato un mezzo per far sembrare che Matteo fosse ancora lì con lui: poteva riascoltare la sua voce, guardare le sue foto, come cover c'era un immagine di Matteo con la sorella Francesa.
Da quando l'ha perso, il parrucchiere ha fatto di tutto per riaverlo: ha tapezzato il paese di manifesti, lanciato innumerevoli appelli sui social, sporto denuncia alla Polizia e pure scritto ai giornali. Spera in quello che chiama il "miracolo": che il ladro restituisca il telefono, una volta scoperto che cosa aveva rubato.
"Se si vergogna, non deve ridarlo per forza a me. Ad oggi però il suo appello non è stato raccolto. Può lasciarlo nella cassetta della posta, sotto il portone, persino nelle aiuole attorno a casa mia - fa sapere Carlo - Basta che trova un modo per ridarmi almeno questo piccolo grande sollievo”.
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