È un tessuto imprenditoriale fatto ormai di affiliati stranieri quello che permea oggi il mondo del franchising; è raddoppiata infatti negli ultimi 6 anni - dal 18 al 36% - la percentuale di franchisor che dichiarano di avere imprenditori stranieri tra gli affiliati. Si tratta per lo più della seconda generazione, in particolare cinesi e nordafricani, figli di chi è arrivato in Italia 20 anni fa e ha capitalizzato esperienza e denari per tentare il salto. Una tendenza, questa, che emerge dall'ultimo rapporto di Confimprese sullo stato dell'arte del franchising in Italia - redatto in collaborazione con Reno e Salone Franchising Milano - che ha preso in analisi i profili degli affiliati dal 2008 al 2014. Più stranieri e quote rosa: passano dal 27,2 a 33,3% i franchisor che dichiarano di avere in prevalenza affiliati donne. Nel 2008 il già imprenditore e l'ex lavoratore dipendente erano le prime due fonti di provenienza di nuove affiliazioni, oggi sono leggermente in calo, a raddoppiare è, piuttosto, il peso dei disoccupati. «Oggi i franchisee sono più maturi - afferma Mario Resca, presidente di Confimprese -. Nel 2008 per l'84,5% dei franchisor intervistati la maggioranza dei franchisee aveva un'età tra i 25 e 45 anni, mentre per nessuno era rilevante la classe degli over 55. Attualmente, invece, il 77,5% dei franchisor dichiara che l'età del franchisee è in prevalenza compresa tra i 36 e i 55 anni. Questo a riprova del fatto che, a oggi, sono sempre meno i genitori con risorse da investire per creare un futuro lavorativo ai propri figli».
Capitolo capacità di investimento. Si allarga la forbice tra i franchisor che hanno affiliati con disponibilità fino 20mila euro e quelli che dichiarano di avere affiliati con risorse proprie tra 70 e 150mila euro. Invariata (7,5%) la quota di chi ha liquidità superiore a 150mila euro. A modificare il quadro anche una nuova tendenza: l'utilizzo del Web come informazione e strumento di reclutamento. «Internet è il primo veicolo di contatto con gli imprenditori a costo zero - prosegue Francesco Montuolo, vicepresidente di Confimprese - e permette l'immediatezza delle notizie. Il 61% dei franchisor dichiara di aver aumentato negli ultimi anni l'uso del proprio portale aziendale - solo il 5% dichiara di non utilizzarlo - e il 33% ha intensificato il ricorso ai siti specializzati di franchising». Di pari passo con l'evolversi dei canali di contatto, si sta evolvendo anche il background: il 25,5% dei franchisor dichiara di avere in prevalenza laureati (5,6% del 2008); 6 anni fa il quadro era ben diverso: il 40,8% dichiarava una prevalenza di diplomati e il 32,3% di diplomati tecnici. Quanto alle richieste degli affiliati, tra i contributi più richiesti si confermano la fidejussione e il comodato d'uso gratuito sui mobili, cresce il peso della richiesta di margini flessibili e di partecipazione al key money immobiliare. «Per tenere il passo con i tempi difficili e non mettere in difficoltà i propri affiliati, i franchisor sono diventati più flessibili: il 60% del campione dichiara di aver ridotto l'investimento iniziale in attrezzature e arredo, il 48% di aver ridotto l'investimento in prima fornitura di merce e il 40% l' entrance fee e le royalty. Interesse da parte del 41,9% del campione anche per la riconversione di attività già esistenti, di questi il 38,4% afferma che si tratta di un fenomeno sviluppatosi di recente», conclude Resca. Quanto alle location, gli affiliati continuano a preferire il centro storico delle città rispetto ai centri commerciali.
Intanto dopo il successo riscontrato al Salone Franchising di Milano continua il nuovo servizio di Confimprese per l'orientamento dei potenziali franchisee.
Nel portale di Confimprese gli aspiranti imprenditori possono iscriversi al programma «Scopri il franchising che
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