La nuova normativa sulle unioni civili (il ddl Cirinnà, dal nome della parlamentare sua proponente), applicabile alle coppie dello stesso sesso sarà il 28 gennaio in discussione al Senato (senza relatore, dopo la mancata intesa in Commissione). Il tema è delicato e da molti anni suscita contrasti e smuove le coscienze. Inevitabilmente, ancora una volta, come accadde a suo tempo per i Dico, ha scatenato un ampio dibattito. Ciò che è significativo - e caratteristico di questa tematica - è che le differenze di opinione non si rilevano solo tra i diversi partiti, ma anche all'interno delle singole forze politiche. Anche - specialmente - nel Pd, il partito di maggioranza cui appartiene la senatrice Cirinnà, si registra una frattura tra le diverse componenti. Il principale teme di dissenso è costituito dall'art. 5 del testo di legge, quello che prevede la stepchild adoption. Si tratta, come si sa, della possibilità dell'adozione del figlio biologico avuto da uno solo dei componenti della coppia. Ciò che potrebbe, secondo alcuni, portare anche alla pratica dell'«utero in affitto», che è illegale nel nostro Paese, ma non in alcuni stati esteri. Sul tema si è sviluppato un confronto serrato che ha coinvolto non solo il mondo politico, ma si è esteso a tutto il Paese.Che ne pensa l'opinione pubblica, al di là delle aule parlamentari? Riguardo al riconoscimento legale delle «unioni civili» anche alle coppie gay, gli italiani si dividono in due gruppi opposti. La maggioranza, seppure di lieve entità (52%) è da tempo favorevole (lo abbiamo documentato l'autunno scorso su queste colonne). Ma più del 45% si schiera sulla posizione opposta e il 3% (una percentuale molto bassa per ricerche di questo genere, segno del fatto che tutta la questione desta particolare interesse tra gli italiani) non esprime una posizione al riguardo. Il dato medio, relativo a tutta la popolazione nasconde tuttavia, come spesso accade nei sondaggi, una realtà più composita. Ci sono infatti fortissime differenze di opinione tra i diversi strati sociali, soprattutto in relazione all'appartenenza generazionale. Nello specifico, la netta maggioranza dei cittadini più giovani è decisamente più propensa ad accettare la normativa sulla regolamentazione delle unioni tra omosessuali: tanto che tra chi ha meno di 25 anni il sostegno raggiunge il 68%. E tra chi è studente supera il 73%. Ma anche nelle età centrali la percentuale di favorevoli ha la prevalenza e supera il 60%. La svolta nelle opinioni si registra dopo i 55 anni, con una forte accentuazione tra i più anziani, coloro che hanno più di 65 anni. Tra costoro, infatti, la netta maggioranza avversa la concessione di una regolamentazione per le coppie di omosessuali: solo poco più di un terzo, il 36% si dichiara favorevole e il 60% è contrario. Insomma, il livello di «apertura» al riconoscimento delle coppie gay si contrae nettamente al crescere dell'età.Vi sono anche delle differenze in relazione al titolo di studio posseduto: chi ha una istruzione meno elevata (è qui che si colloca la maggior parte degli anziani) è prevalentemente contrario, mentre tra diplomati e laureati la gran parte è favorevole. E si registrano, naturalmente, anche diverse posizioni in relazione all'orientamento politico: la maggioranza dei votanti per Forza Italia (63%) è contraria, mentre, all'opposto, più di tre elettori del Pd su quattro (76%) sono favorevoli. Ma è importante sottolineare che anche all'interno dell'elettorato dei diversi partiti si riscontra una netta differenziazione di opinioni in relazione all'età. Insomma, l'appartenenza generazionale è la vera determinante degli orientamenti su questa tematica.Il quadro tracciato sin qui cambia però drasticamente se si affronta la questione della cosiddetta stepchild adoption che, non a caso, è al centro del dibattito di questi giorni. Se da un verso, come abbiamo visto, la maggioranza degli italiani è, sia pur di misura, favorevole alla concessione alle coppie di omosessuali di una regolamentazione legislativa, dall'altro una quota ancora maggiore è invece contraria proprio alla stepchild adoption. Si esprime infatti negativamente a questo riguardo una porzione di popolazione molto ampia, quasi il 70%. Anche in questo caso l'avversità maggiore è nelle generazioni più anziane (solo il 16% degli ultrasessantacinquenni si dichiara favorevole), ma va sottolineato come anche tra i più giovani prevalgano i giudizi negativi: ad esempio tra gli under 24, la classe di età più nettamente favorevole alle unioni civili tra gay, ben il 63% si esprime invece contro la stepchild adoption.Com'era facile attendersi, assume posizioni più critiche la netta maggioranza (93%) degli elettori di Forza Italia e della Lega. Ma anche i votanti del Pd (in qualche modo similmente a quanto accade nel gruppo parlamentare del loro partito) la questione della stepchild adoption divide in due parti di quasi egual misura: il 48% è favorevole e il 47% è contrario. Un fenomeno simile si registra anche tra i votanti per il Movimento 5 stelle, ove i contrari risultano addirittura la maggioranza: 53% contro il 46% di favorevoli.
Insomma, gli italiani si confermano perlopiù propensi a concedere le unioni civili tra gay. Ma cambiano idea se si discute di bambini e di adozioni. In questo caso, la cultura tradizionale del Paese prende il sopravvento e frena drasticamente la tendenza a concedere diritti agli omosessuali.Renato Mannheimer- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.