L'unica paura vera la gogna giudiziaria

Una cosa sono i fatti, altra la percezione che se ne ha all'esterno. Ed è questo il grande timore di Giuseppe Conte, che da giorni sta muovendo la sua macchina della comunicazione per «imbrigliare» mediaticamente l'inchiesta della procura di Bergamo

L'unica paura vera la gogna giudiziaria

Una cosa sono i fatti, altra la percezione che se ne ha all'esterno. Ed è questo il grande timore di Giuseppe Conte, che da giorni sta muovendo la sua macchina della comunicazione per «imbrigliare» mediaticamente l'inchiesta della procura di Bergamo sulla mancata chiusura dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Il premier, infatti, reputa «altamente improbabile» che i pm possano davvero decidere di indagarlo, ma sa bene che anche restare una sola settimana a bagnomaria per un'inchiesta tanto delicata come quella sulle ragioni che hanno portato ad un'esplosione esponenziale del Covid-19 in Lombardia potrebbe essergli fatale. Soprattutto per lui, balzato alle cronache della politica prima e agli onori poi grazie a un partito non proprio garantista come il M5s.

Di qui, la scelta di arrivare all'appuntamento con la pm di Bergamo Maria Cristina Rota - ieri lo ha ascoltato a Palazzo Chigi come persona informata dei fatti per tre ore - con una sventagliata di interviste su ben sei quotidiani nazionali. Il tentativo, legittimo ci mancherebbe, di spostare l'attenzione da quello che evidentemente è l'evento per definizione. Non è cosa di tutti i giorni, infatti, che un magistrato si presenti nella sede del governo per ascoltare in sequenza il premier, il ministro dell'Interno (Luciana Lamorgese) e il ministro della Salute (Roberto Speranza). Ieri, per capirci, più che a piazza Colonna sembrava di stare a piazzale Clodio. Ne è ben consapevole Conte, che non a caso aprirà oggi a Villa Pamphili gli Stati generali dell'Economia. Un appuntamento fortemente voluto dal premier, nonostante le molte perplessità di un bel pezzo del Pd e un certo scetticismo persino del Colle. E che, casualmente, cade all'indomani della visita dei pm a Palazzo Chigi. E si prolungherà per ben dieci giorni, neanche fosse un concilio ecumenico. Ma, sempre casualmente, giusto il tempo che serve alla procura di Bergamo per decidere se e quali sono le ipotesi di reato e se e quali sono gli indagati. Non un dettaglio per un premier che ha conquistato la ribalta grazie al giacobinismo grillino e che - soltanto un anno fa, quando governava con il suo vicepremier dell'epoca Matteo Salvini - ha preteso le dimissioni del sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri perché era indagato. Decisamente un precedente da non sottovalutare. E questo nonostante Conte faccia trapelare a sera che non ha chiuso Alzano Lombardo e Nembro ma, «dopo attenta valutazione», ha deciso la «zona rossa» per tutta la Lombardia. Insomma, il premier «ha voluto fare di più», non limitarsi a due Comuni.

Solo di questo, dunque, si sarebbe parlato sui media nei prossimi giorni. Che saranno invece focalizzati sulla gigantesca passerella degli Stati generali dell'Economia. Sulla carta, una dieci giorni di confronto - con attori istituzionali e no - per progettare la ripresa economica dopo l'emergenza coronavirus. Di fatto, una kermesse che sarà mediaticamente gestita in solitaria da Palazzo Chigi. Nonostante gli ospiti attesi di persona e i tanti collegamenti in videoconferenza previsti, si è infatti scientificamente deciso di escludere i giornalisti. Che non solo non potranno seguire il dibattito, cosa che in occasioni simili accade spesso, ma neanche stazionare in quel di Villa Pamphili per incrociare chi entra e chi esce e raccogliere i commenti dei protagonisti. E la scelta di non prevedere non una sala stampa, ma almeno uno sparuto gazebo sotto cui far stazionare cronisti e cameramen è dettata proprio dall'esigenza di gestire in completa autonomia la comunicazione dell'evento. Aprirà Conte, chiuderà Conte, veicolerà informazioni su tutti e a tutti sempre Conte. Pure questa, una scelta assolutamente legittima. Anche se c'è da chiedersi la ragione per cui il Pd - non tanto il M5s, ormai troppo preso in una feroce resa dei conti interna - si stia prestando all'operazione. Che, forse, qualche dubbio lo sta facendo sorgere anche tra i dem, se Nicola Zingaretti pare stia riorganizzando la sua agenda dei prossimi giorni con diversi appuntamenti pubblici per i quali ieri sollecitava con insistenza la presenza della stampa. Non sempre succede, ma di certo questa volta ha avuto più lungimiranza l'opposizione che si è chiamata fuori da tempo, rimandando al mittente l'invito a partecipare al Conte-show.

D'altra parte, un presidente del Consiglio che dopo due anni a Palazzo Chigi deve convocare gli Stati generali dell'Economia per mettere sul tavolo le ricette del futuro una qualche

perplessità la solleva. Per non dire, più banalmente, che in una democrazia compiuta dovrebbe essere il Parlamento a elaborare le linee guida per l'economia, non una kermesse organizzata in solitaria dal capo del governo.

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