È allarme lupi in Puglia: il fenomeno è in netta crescita così come i casi di allevatori che denunciano stragi di manze anche da 400kg, vitelli e pecore. E Coldiretti lancia l'allarme segnalando le zone maggiormente a rischio, ovvero quelle nelle province di Bari e Taranto: Noci, Putignano, Martina Franca, Mottola. Inquieta la dichiarazione del Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia:
"I numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Soprattutto bisogna urgentemente sbloccare la legge regionale che ha codificato le misure contro i danni da fauna selvatica, ma che è stata impugnata dal Governo. Ai nostri allevatori servono indennizzi immediati e definiti, perché non si contano più i danni arrecati alle produzioni e agli allevamenti dagli animali selvatici".
In Puglia, tuttavia, il problema non è rappresentato solo da codesti mammiferi, ma anche dai cinghiali spesso avvistati dai residenti del quartiere San Paolo di Bari. Questi, non solo distruggono le coltivazioni, ma attaccano sia gli allevamenti, sia gli stessi uomini. Afferma infatti Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia:
"Gli imprenditori agricoli, ma anche gli automobilisti, gli autotrasportatori e gli avventori occasionali stanno segnalando con sempre maggiore frequenza i danni provocati dai cinghiali che vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette e in zone boschive, ma che inevitabilmente sconfinano e fanno razzia nelle aziende agricole e si riversano sulle strade limitrofe e in prossimità dei centri abitati".
Durante il periodo estivo, i lupi in cerca di acqua si sono spostati in Basilicata ed ora sono tornati in Puglia per cacciare. Nonostante la presenza di recinzioni e reti, essi aggrediscono e sbranano mucche, capre, pecore provocando danni per oltre 11milioni di euro. Però, come fa sapere lo stesso Corsetti, anche altri animali sono la causa di problematiche varie.
Si pensi per esempio agli storni che dimezzano la produzione di olive e che distruggono le piazzole, o le lepri che divorano interi campi di ortaggi. Conclude il Direttore di Coldiretti:"Si tratta di una situazione insostenibile che sta provocando l'abbandono delle aree interne, con problemi sociali, economici e ambientali".
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