Da Mare Nostrum a Triton

I mezzi utilizzati e gli uomini impegnati nelle operazioni volte a fronteggiare i pericolosi viaggi della speranza che, in molti casi, si sono trasformati in tragedia

I militari della Marina soccorrono i migranti in mare aperto
I militari della Marina soccorrono i migranti in mare aperto

Mare Nostrum e Triton: due operazioni differenti, nel mandato, nei numeri, nel bilancio e nelle forze impiegate. E che, dopo l’ultima tragedia del mare, sono di nuovo al centro delle polemiche. Ecco un profilo delle due missioni, tenendo conto che attualmente - al di là di Triton - opera anche un dispositivo navale nazionale nel Canale di Sicilia.

MARE NOSTRUM

L’operazione italiana è partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre (366 morti accertati). Due gli obiettivi: garantire la salvaguardia della vita in mare, arrestare gli scafisti. Impegnati mezzi di Marina Militare, Guardia costiera, Aeronautica, Guardia di finanza. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacità ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. Le navi d’altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese. Mare Nostrum si è conclusa il 31 ottobre 2013, accompagnando poi Triton in versione gradualmente ridotta fino alla fine dell’anno. Oltre 160mila i migranti soccorsi durante l’operazione. Gli scafisti consegnati all’autorità giudiziaria sono stati 366.

TRITON

Il primo novembre 2014 è dunque partita una nuova operazione. Non più italiana, questa volta, ma europea. Triton è stata infatti dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere. Il mandato, in questo caso, come è stato più volte sottolineato dai
vertici dell’Agenzia, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che è la mission istituzionale dell’Agenzia. Anche se, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso (Sar).

Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un’area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette.

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