Così ora la cultura di gay e trans è sponsorizzata da Stato e Regioni

Un film su Mario Mieli sponsorizzato dallo Stato e della regione Emilia Romagna. Ma il pensatore Lgbt è stato accostato allo sdoganamento della pedofilia

Così ora la cultura di gay e trans è sponsorizzata da Stato e Regioni

Di Mario Mieli - a pensarci bene - non si è mai smesso di parlare. Oggi - però - non è difficile rintracciare il nome dell'attivista Lgbt con una cadenza diversa - più frequente - rispetto a quanto avvenuto nel recente passato. Sarà forse - come si apprende su La Verità - per le sponsorizzazioni economiche arrivate dalle istituzioni pubbliche negli ultimi tempi. Promozioni che, in maniera diretta o meno, riguardano la sua figura e la sua visione del mondo. Mieli non è un intellettuale qualunque e l'attenzione riservatagli non è considerata idealmente neutrale rispetto alla battaglia, tutta culturale, tra gli antigender e i diffusori di una certa propaganda: la sua vicenda tragica, cioè il suicidio messo in atto appena trentenne, e i contenuti delle sue opere ne hanno fatto una sorta d'icona per quella che viene definita "cultura omosessualista".

Qualcuno, magari, si sarebbe aspettato un atteggiamento più critico proveniente da chi, ricoprendo incarichi politici o amministrativi, avrebbe potuto sollevare qualche perplessità. Sullo sfondo c'è la promozione di quella che gli attivisti pro life usano chiamare diffusione della ideologia gender. Mieli, del resto, è stato un precursore tanto nelle tematiche che sarebbero divenute d'attualità e di interesse quotidiano anni dopo quanto nel declinare tutta una serie di concezioni futuribili, che sono entrate nel paniere di chi sostiene la non esistenza della binarietà dei generi sessuali. E oggi i suoi libri vengono elevati a consacratori di quella che semvra - ci sono davvero tutti gli elementi - una rivoluzione antropologica e culturale.

Vale la pena notare, allora, come il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro citi la ripubblicazione dei suoi testi nei tempi odierni, ma pure 150mila euro destinati al film che racconta la storia di Mieli nel 2017. L'origine del finanziamento - si legge - è ascrivibile alla direzione generale per il cinema dei Beni culturali. Poi ci sono quei 103.374mila euro della regione dell'Emilia Romagna. Quasi come a sigillare un interesse nutrito da più di qualche ente di caratura pubblica, quindi statale, nei confronti delle sue idee. La pellicola in questione è intitolata "Gli anni amari". Non è escludibile che alla visione del film seguano delle polemiche. Mieli ha dato il nome al principale circolo di cultura omosessuale della Capitale d'Italia.

Il fatto di far circolare il suo pensiero, prescindendo dalle intitolazioni degli spazi non è ritenuto neutro e/o positivo da tutti. Mieli, del resto, è stato pure associato, come si legge su La Nuova Bussola Quotidiana, allo sdoganamento della pedofilia e della coprofagia.

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