Marocchinate, la procura di Siena apre un fascicolo sui crimini dei liberatori

La procura di Siena ha aperto un fascicolo d'indagine sull'omicidio di una donna vittima delle "marocchinate". È il primo caso nella storia

Marocchinate, la procura di Siena apre un fascicolo sui crimini dei liberatori

Non è mai troppo tardi per chiedere giustizia. È questa la lezione della signora Giselda di San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze. Arrivata alla veneranda età di novant'anni, questa donna vorrebbe portare alla sbarra gli aguzzini di sua madre. Si chiamava Ottavia ed aveva ventisette anni quando è finita nelle grinfie di liberatori.

Era il 22 giugno del '44. Quel maledetto pomeriggio stava sfollando da Radicofani, in Val d'Orcia, con il marito ed i suoi otto figli, il più piccolo aveva appena un mese. Sul suo sentiero ha incontrato due goumier e un soldato francese. L'hanno accerchiata. Volevano abusare di lei. Suo marito non ha potuto far altro che pensare ai figli. Si è difesa con le unghie e con i denti, Ottavia, e per questo i suoi carnefici le hanno sparato. Non è morta subito. Giselda, all'epoca ragazzina di quindici anni, non dimenticherà mai la notte passata in strada a vegliare sua madre agonizzante. Un crimine senza colpevoli né processi o indagini. Uno dei tanti commessi dalle truppe coloniali francesi durante la Seconda guerra mondiale, passati alla storia col nome di "marocchinate". Risalendo lo Stivale dalla Sicilia, i soldati magrebini si sono lasciati alle spalle una scia di sangue e orrore che gli anni non hanno cancellato.

Così, lo scorso maggio, l'anziana si è decisa a sporgere denuncia ed è di questi giorni la notizia dell'apertura di un fascicolo d'indagine presso la procura di Siena. "Per la prima volta in Italia, dopo più di settant'anni, una procura ordinaria indaga su un caso del genere", spiega l’avvocato Luciano Randazzo che, assieme alla collega Paola Pantolone, assiste la donna. "Nei prossimi giorni – prosegue il legale – presenteremo un'istanza di incidente probatorio affinché la nostra assistita venga sentita dal giudice per le indagini preliminari". La premura degli avvocati è quella di "cristallizzare" la testimonianza di Giselda prima che il suo stato di salute si aggravi. È oggettivamente difficile individuare a distanza di così tanti anni gli autori di quel crimine, ma questo non è un motivo sufficiente per non tentare.

"Vediamo se incrociando il racconto della signora Giselda con i dati contenuti negli archivi militari delle truppe coloniali francesi si riuscirà a capire quali fossero i soldati presenti in quel territorio", spiega la Pantalone. A quel punto si potrebbe provare ad effettuare un riconoscimento. Certo è che si tratta di trovare un ago in un pagliaio e, pur venendone a capo, non è detto che i soggetti siano ancora in vita. Resta, al di là di tutto, il valore simbolico di questa vicenda. Ottavia non è più un fantasma, ma una donna a cui è stata finalmente riconosciuta la dignità di vittima. C'è qualcuno, ora, che si sta preoccupando di indagare sul suo caso, a prescindere da quali saranno gli esiti.

"Ci auguriamo – commenta Emiliano Ciotti, presidente dell'Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate – che questa vicenda sia un ulteriore passo nella direzione del riconoscimento da parte delle nostre istituzioni di una pagina di storia strappata per motivi politici e ideologici".

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