Questo è il momento di togliere tutti i divieti, pure le mascherine a scuola perché viviamo una fase in cui la popolazione ha la massima copertura vaccinale. Più tardiamo questa misura e meno dura la protezione collettiva».
Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, da sempre rigoroso sostenitore di divieti, ora si arrende all’evidenza: siamo in una fase benefica del virus. Approfittiamone.
Professore ma davvero siamo in condizione di abbattere tutti i divieti?
«Bisogna porsi un obiettivo di sanità pubblica. Attualmente, a mio avviso, abbiamo raggiunto il controllo della malattia adottando una serie di misure tra cui la vaccinazione e l’adozione del green pass che ha avuto il grande merito di spingere moltissima gente a vaccinarsi. Ed è indiscutibile, i casi diminuiscono grazie alla vaccinazione di massa».
Ma il 100% di copertura non è fattibile, neppure con l’obbligo appena introdotto?
«Nessuno può ambire ad ottenere questo risultato, neppure con il morbillo ci siamo riusciti. Ma a questo punto gli over 50 non vaccinati ce li dobbiamo dimenticare. Sono irrecuperabili. L’obbligo è stata una decisione politica, ma tardiva, purtroppo».
Quando si sarebbe dovuto imporre l’obbligo?
«È stato deciso per evitare l’affollamento delle terapie intensive nel momento del maggior picco, invece andava introdotto molti mesi fa. Ora è del tutto inutile, l’impatto sulla platea degli irriducibili o degli scettici è nullo».
Anche la mascherina al chiuso si potrebbe togliere a cominciare dalla scuola?
«Sì, tanto la maggior parte dei ragazzi o è vaccinato o si è infettato. Comunque, per un problema di responsabilità, serve poco per verificare la situazione reale: basta fare a campione un’analisi di siero prevalenza in ogni scuola per vedere come ha viaggiato il virus e quanti studenti sono immunizzati».
Però contiamo ancora molti morti a causa del Covid.
«Per il 90% è costituito da persone fragili, ultraottantenni, immunocompromessi, coloro che assumono farmaci tumorali: ed è a questa categoria, circa 6-7 milioni di persone, che va rivolta ora l’attenzione della sanità pubblica e dello Stato, non ai No Vax».
Infatti per loro è prevista a breve la quarta dose, o meglio il secondo booster.
«Va bene, ma non vorrei che fosse la foglia di fico usata per evitare altre misure di supporto».
Quali sarebbero necessarie?
«Bisogna proteggerli fino a che questo virus continuerà a circolare. Quindi, per tutti coloro che hanno diritto alla legge 104 servono sostegni per tamponi molecolari e per assumere badanti».
E i fragili con un lavoro?
«Le persone attive ma fragili, invece, vanno agevolate in ogni modo, aggiornando la legge sul lavoro agile. Insomma, quando è possibile, è meglio che lavorino da casa per evitare spiacevoli incontri con il virus che sugli immunodepressi non funziona in modo efficace».
Questo rientro alla normalità per tutti non presenta dei rischi?
«Solo se si ritardano le riaperture. Ora abbiamo la curva dei contagi in picchiata e milioni di immunizzati il cui livello di protezione, ora altissimo, decade con il tempo. Quindi è il momento giusto per avere il coraggio di dire basta alle restrizioni. Rinviando le riaperture di due mesi, passano altri 60 giorni dall’infezione o dalla vaccinazione e le persone sono meno protette».
Non c’è il rischio che possa spuntare una nuova
variante più pericolosa di Omicron?«Attualmente siamo di fronte alla risoluzione di un’ondata. Quanto alla variante futura posso dire solo che se una cosa ha una probabilità di accadere non si può escludere che accada».
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