Nell’era della cliccocrazia, e dei mille referendum sulle più disparate questioni, non poteva mancare una raccolta firme anche per Walter Onichini. Il macellaio di Legnaro, in provincia di Padova, si trova nel carcere di Venezia: accusato di aver sparato a un ladro che stava cercando di rubare la sua auto, si è beccato 4 anni e 11 mesi di condanna. Dovrà scontarli dietro le sbarre. In sua difesa si è schierata Fdi, con diversi deputati al lavoro per studiare la pratica e avanzare l’eventuale richiesta di grazia a Mattarella. E anche Matteo Salvini, che è andato a visitarlo dietro le sbarre, si è detto pronto a interpellare il Colle. Online, intanto, aumentano giorno dopo giorno le firme dei cittadini che vorrebbero vederlo presto libero: “Chi si difende da un’aggressione non va processato ma difeso”, dice Loris. E Priscilla aggiunge: “Sto firmando perché in un Paese normale una persona che difenda propria famiglia e i propri averi non merita di stare in carcere”.
La campagna di raccolta firme su change.org è un’idea di Lino Ricchiuti, viceresponsabile del Dipartimento imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia. Dopo aver visto Onichini varcare le soglie del carcere, dice Ricchiuti al Giornale.it, “la prima reazione istintiva è stata quella di pubblicare la mia indignazione sui social in quanto la ritengo una sentenza ingiusta, ma ero consapevole che stavo solamente esternando un mio pensiero. È stata la reazione e i commenti di migliaia di utenti al mio post che mi hanno spinto a chiedermi cos'altro si potesse fare affinché non si spegnesse la luce su questa vicenda”. Da qui l’idea di chiedere la grazia a Mattarella. “Il Presidente in questo modo non cancellerebbe la sentenza - aggiunge Ricchiuti - ma sarebbe un atto di clemenza verso un gran lavoratore, un bravo marito e padre di famiglia. Mi auguro che Walter possa tornare presto dalla propria famiglia”.
Ad oggi 2.292 persone hanno sposato la versione di Onichini, che però non è quella dei giudici. La Cassazione la scorsa settimana ha infatti confermato le sentenze inflitte in primo e secondo grado. I fatti sono ormai noti. Il macellaio una notte del 22 luglio 2013 pizzica un ladro che, entrato nel cortile di casa sua, tenta di rubargli l’auto. Svegliato di soprassalto, con una moglie e un figlio in casa, Onichini si affaccia alla finestra e scopre i banditi. Va a prendere il fucile a pompa, spara e colpisce Elson Ndreca, 22enne albanese. I danni dei cento pallini rinvenuti sul suo corpo sono importanti: rottura della milza, del rene sinistro, perforazione gastrica e poi ferite multiple craniche, toraciche, addominali. Dopo aver fatto fuoco, Onichini scende in giardino e cerca di pulire le macchie di sangue, carica nel bagagliaio dell’auto il ferito e decide di abbandonarlo in un canale. Da lì, il lungo iter giudiziario. Ndreca se la cava con 3 anni e 8 mesi di carcere, quasi per nulla scontati. Di più: espulso dall’Italia, è rientrato un paio di volte col permesso del questore per testimoniare nel processo. Ma oggi vive sostanzialmente da uomo libero. Onichini invece viene condannato in primo grado e poi in Appello, con sentenza confermata infine dalla Cassazione.
Ieri Salvini è andato a trovarlo in carcere.
"È mio dovere, perché qualche giudice dovrebbe leggersi la legge sulla legittima difesa che abbiamo fatto approvare”, ha detto il leader della Lega ricordando la legge del marzo 2019 su cui il macellaio aveva sperato di poter contare. Salvini è pronto a chiedere la grazia a Mattarella “nel rispetto dei ruoli, ma a nome di tanti”. Come migliaia di italiani, convinti - a torto o a ragione - che Onichini non debba restare in cella.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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