"Mattia Sangermano? Basta con il linciaggio, ha tutta la vita davanti"

L'antagonista si era vantato: "Spaccare tutto è una bella esperienza". Il giornalista che lo aveva intervistato: "Ora basta attaccarlo"

"Mattia Sangermano? Basta con il linciaggio, ha tutta la vita davanti"

"È passata una settimana da allora. E dopo una settimana di silenzio qualcosa vorrei dirla su quel ragazzo: non mi piace come è stato trattato su internet questo giovane che poi ho scoperto chiamarsi Mattia Sangermano, avere 21 anni, essere figlio di genitori che lo mandano a scuola nonostante due bocciature". Enrico Fedocci, il giornalista che nel giorno delle devastazioni dei black bloc ha intervistato Mattia Sangermano. Un'intervista in cui il ragazzino aveva difeso i violenti, che avevano messo a ferro e fuoco Milano, attirandosi addosso insulti e critiche da tutti quanti.

Oggi Fedocci non si pente di aver fatto quella intervista, ma frena sul linciaggio mediatico di cui è stato vittima il ragazzo. "Io quel giorno volevo solo fare un’intervista e rivendico il contenuto di quella conversazione - spiega il giornalista di TgCom24 - farei a Mattia le stesse identiche domande. Perché quelle risposte hanno dato il senso di ciò che è avvenuto: tanti giovani in mezzo alla strada, senza sapere il perché. Portati per mano in quel 'bordello' solo dall’incoscienza e dalla voglia di distruggere, come se incendiare macchine o banche, imbrattare la città, spaccare vetrine o aggredire carabinieri e poliziotti fosse un gioco senza conseguenze. Quell’intervista ha dato il senso – ma non vorrei essere io a dirlo – del limite sottile che c’è tra una ragazzata e un reato con conseguenze gravi. In quelle strade c’erano i black bloc organizzati, criminali, consapevoli, ma anche tanta, tanta manovalanza reclutata tra ragazzini immaturi".

L'intervista a Sangermano è diventata subito il simbolo di una giornata segnata dalla violenza black bloc. Violenza che il ragazzo approva, sostiene e, addirittura, difende: "Siamo arrivati, c'era un bordello, abbiamo spaccato un po' di roba. Perché è la protesta, e alle proteste si fa bordello. È giusto così, noi dobbiamo far sentire la nostra voce. Se non lo capiscono con le buone, lo capiranno in altro modo. È stata una bella esperienza". Parole imperdonabili che vanno aldilà di quanto fatto dal giovane antagonista. Ma Fedocci avverte: "Al di là di ciò che ha detto Mattia al mio microfono, che non condivido, al di là di ciò che ha fatto, che non possiamo certo noi stabilire con certezza, su internet abbiamo assistito al massacro di un giovane: gente che insulta questo ragazzo colpevole, al massimo, di essere poco o tanto immaturo. Ma nessuno – nessuno! – avrebbe dovuto permettersi di offendere quel ragazzo, di denigrarlo, minacciarlo. Prendere le distanze dalle sue frasi, sì. Offenderlo e deriderlo, proprio no. Lui avrà maledetto – e starà maledicendo – il momento in cui ha deciso di rispondere alle mie domande.

Dopo tutto quello che è successo, dopo il linciaggio pubblico – soprattutto social – a cui ho assistito, comincio a maledire anche io il momento in cui quelle domande a Mattia, 21 anni e tutto il diritto di avere una vita davanti, le ho fatte".

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