Champagne a fiumi e stupefacente a gogo. Erano questi gli ingredienti imprenscindibili dei party organizzati da Alberto Genovese, l'imprenditore digitale accusato di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e cessione di droga nei confronti di due giovani modelle. Interrogato nella mattinata di domenica dal Gip di Milano, Tommaso Perna, il 43enne racconta gli eccessi dei festini a Villa Lolita, la residenza estiva di Ibiza, durante quello che definisce "il mese dello sfascio" (lo scorso luglio). "Ho consumato una quantità enorme di stupefacente, - dice - tanto che appena arrivati siamo stati svegli per quattro giorni consecutivi".
Droga in piatti da portata e "Champagne corretto"
La villa "il mese dello sfascio", spiega Genovese. Da una parte c'erano gli ospiti ''sobri'', quelli che non intendevano né alcolizzarsi né drogarsi; dall'altra c'era invece il parterre degli eccessi: "Una quindicina di persone che usavano droghe", continua il 43enne. Era lui a procurarsi lo stupefacente e a disporlo in vassoi da servizio: "La droga la portavo io - precisa - ma anche gli ospiti per conto loro". Ogni ospite poteva servirsi da solo, a mo' di buffet, tra le varie sostanze disponibili. "Sono gli uomini a portare la droga e a buttarla sul piatto dove tutti possono prendere. Essendo tutti drogati, sanno riconoscere le sostanze tra di loro", specifica nel tentativo di rimpallare l'accusa per cessione di droga.
Anche lo Champagne non era lo stesso per tutti gli invitati. Le "bottiglie corrette" con sostanze droganti erano contrassegnate da un nastro bianco, dettaglio già riferito dalla modella 18enne abusata durante un party a Terrezza Sentimento. A supporto delle dichiarazioni riferite dalla giovane ai pm Letizia Mennella e Rosaria Stagnaro, ci sarebbe anche un nastro sequestrato dagli agenti della Squadra mobile, guidati da Marco Calì, all'interno dell'attico in piazza Beltrade. Nel video incriminato Genovese solleva la bottiglia: "La alzo e faccio vedere che c'è un nastro bianco per far capire che si tratta di Md-Ma (ecstasy ndr)", si giustifica il 43enne.
Il "mese dello sfascio"
La vacanza ad Ibiza, quella dello scorso luglio era "programmata come il mese dello sfascio", dice Genovese. Durante il breve periodo di permanenza a Villa Lolita, sull'isola spagnola, niente sarebbe stato lasciato al caso. L'imprenditore aveva portato con sé anche Sam, lo spacciatore di fiducia "che era capace di farti arrivare la droga in qualunque parte del mondo" per assicurarsi l'approvvigionamento. Al rifornimento di stupefacente, a suo dire, ci avrebbero pensato anche gli ospiti: "Qualunque persona facoltosa che veniva condivideva la droga che portava - racconta - mai, mai con l'obiettivo di fare del male a qualcuno". L'offerta era varia: dalla cocaina all'ecstasy, a seconda della preferenza di ciascun partecipante.
Lo "stupro feroce"
Champagne a fiumi e droga a gogo, ma soprattutto ragazze abusate sotto l'effetto della cosiddetta "droga dello stupro". Durante il "mese dello sfascio" si sarebbe quello consumato quello che la procura ha definito uno "stupro feroce" ai danni della modella 23enne. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, Genovese avrebbe respinto l'accusa di violenza sessuale sostenendo che la ragazza fosse consenziente.
"Alla festa c’erano solo persone drogate" racconta il 43enne che per 24 ore consecutive ballano, bevono e usano stupefacenti. Tra queste anche la modella di 23 anni che, sempre secondo la versione di Genovese, era stata a Terrazza Sentimento a Milano nella primavera del 2020, facendo il bagno nuda nella piscina all’ottavo piano e drogandosi con lui e Sarah Borruso, l'ex fidanzata. Nel bel mezzo della serata, la modella 23enne e Sarah, accusata di aver partecipato ad almeno due violenze, avrebbero cominciato "a toccarsi". A quel punto, l'imprenditore avrebbe portato entrambe in camera da letto: "Ci siamo messi a letto ed abbiamo avuto un rapporto sessuale", dice. Ad un certo punto, però, la ragazza si sarebbe sentita male cominciando a vomitare. Secondo l’accusa, invece, dopo essere stata drogata con una sostanza che l’aveva resa incosciente, la 23enne è stata abusata per ore fino al giorno successivo, quando Genovese e Borruso l’hanno fatta uscire dalla camera da letto sorreggendola a braccia. Le sue condizioni erano così pietose che ha dormito per quasi tre giorni interi.
"In queste feste, che le persone si sentano male è quasi uno standard", dichiara Genovese. Ma i dubbi sulla veridicità del suo racconto restano tali, così come rimangono inamovibili le accuse di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e cessione di droga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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