Messina, dieci condanne per le corse clandestine di cavalli

Le competizioni venivano svolte per le strade della città

Messina, dieci condanne per le corse clandestine di cavalli

Dieci condanne e due assoluzioni. È la decisione del gup Salvatore Matroeni al termine dell'udienza preliminare che ha visto coinvolti dodici imputati che a vario titolo dovevano rispondere di associazione per delinquere finalizzata all'organizzazione di corse clandestine di cavalli e maltrattamento di animali a Messina.

Dalle indagini è emerso un vero e proprio gruppo criminale in cui ognuno aveva un ruolo ben definito in merito alle corse clandestine. Le condanne inflitte vanno dai due ai sei anni. E per il Comune siciliano, che si è costituito parte civile nel processo, ci sarà un risarcimento di trentamila euro a carico dei responsabili dei reati.

L'organizzazione fu sgominata dall'operazione "Zikka" (il nome in ricordo del cavallo morto a causa delle gare) dei carabinieri di Messina il 14 novembre dello scorso anno. Furono eseguite nove ordinanze di custodia cautelare dopo un'indagine portata avanti dal 2014. Il gruppo criminale, organizzava periodicamente in città le corse clandestine dei cavalli. Le competizioni venivano svolte per strada e i cavalli erano seguiti da auto e scooter (guarda il video).

Gli organizzatori delle gare avevano come base opertativa la scuderia "Minissaloti". A capo dell'organizzazione c'era Stello Margareci (che al termine del processo ha avuto sei anni di detenzione), 34enne, che rivestiva, secondo le indagini dei militari, il ruolo di promotore e organizzatore dell'associazione. Presenziava alle gare, coordinava la gestione dei cavalli, pianificava gli allenamenti e impartiva agli altri associati le direttive. Gli altri del gruppo, si occupavano della scelta dei percorsi, provvedevano alla gestione dei cavalli e al loro quotidiano mantenimento, potendo anche contare su un veterinario compiacente che si occupava della somministrazione agli animali di sostanze con effetti dopanti per aumentarne le prestazioni.

Alcuni sodali, nel corso delle competizioni, fungevano anche da fantini mentre altri si occupavano di raccogliere le scommesse ed incassarne i proventi. Dalle indagini è, inoltre, emerso che gli animali erano maltrattati fino alle estreme conseguenze, tanto che durante una delle competizioni un cavallo, Zikka appunto, perse la vita.

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