Claudio Giardiello, l'autore della strage al palazzo di giustizia di Milano potrebbe essere entrato nell'edificio con un tesserino contraffatto. Lo ha ipotizzato Emanuele Perego, un avvocato penalista che frequenta il palazzo di giustizia da anni. Il legale, che si è rifugiato subito dopo la sparatoria al settimo piano in un ufficio della Cancelleria insieme ad altri colleghi, ha escluso che Claudio Giardiello possa essere stato fatto entrare, come cliente, da un avvocato, saltando i controlli. Questa ipotesi è stata convalidata dal procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati durante un'assemblea di avvocati e magistrati che si è tenuta nell'aula magna del Palazzo di Giustizia: "Evidentemente si trattava di un tesserino di riconoscimento" .
"Escludo che un avvocato possa aver detto alle guardie di aver fatto passare un cliente", ha spiegato Emanuele Perego: "Mi sembra che il metal detector all'ingresso di Via Manara sia rotto da qualche tempo, e per questo è stato impedito l'accesso al pubblico come avviene sempre nel caso di guasti".
L'avvocato ha denunciato quindi "la mancanza di un piano di evacuazione" nel caso di situazioni di emergenza. "Siamo rimasti in balia di noi stessi all'interno della struttura - ha raccontato - in una situazione di confusione totale, senza nessuno che ci dicesse cosa fare". L'avvocato ha spiegato di avere visto delle persone fuggire e, quindi di essere salito al settimo piano dell'edificio.
"Mi sono chiuso in una stanza - ha concluso - e sono uscito solo quando gli agenti della Digos hanno detto che l'attentatore era stato arrestato".Secondo fonti interne al Palazzo, invece, i metal detector sarebbero stati tutti funzionanti. L'ultima verifica sarebbe stata fatta a inizio aprile
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