Sono stati individuati e fermati i presunti scafisti, responsabili della traghettata dei cittadini extracomunitari, salvati dalla nave Ong Aita Mari e, sbarcati ieri mattino a Messina. I migranti erano stati recuperati e messi in salvo domenica scorsa nel pieno centro del Mar Mediterraneo ad opera dell’imbarcazione spagnola Salvamento Marittimo Humanitario, dopo essere stati intercettati a bordo di imbarcazioni con carenti dotazioni di sicurezza.
Nel corso delle operazioni di sbarco effettuate ieri mattina, nella banchina del molo Norimberga, vi erano come sempre, le forze dell’ordine rappresentate dagli agenti della squadra mobile della questura di Messinan e dai i militari della Gico della guardia di finanza. La loro attività, sin da subito è stata rivolta alla ricerca dei possibili scafisti tra i 158 arrivati. Gli extracomunitari sono passati sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti e tutti hanno fornito il racconto circa la propria esperienza nel corso della traversata in mare: dall’origine fino al momento del salvataggio. Ognuno ha reso la testimonianza di quanto vissuto, fornendo agli investigatori dettagli e particolari di notevole rilevanza. Tra le storie raccontate, ve ne sono state alcune che hanno fornito elementi degni di approfondimento.
Le versioni dichiarate dalle persone ritenute attendibili, hanno consentito di mettere assieme diversi elementi riconducibili ad un unico puzzle: quello della partenza. È stato quindi possibile risalire a quanto potesse essere accaduto nei giorni che hanno preceduto la traversata in mare dei migranti. Questi ultimi, in sostanza, dopo aver pagato una somma di denaro, sono stati trasportati in Libia. Lì, hanno trascorso alcuni giorni prima di intraprendere il viaggio verso l’Italia e, successivamente, sono stati portati in una spiaggia dove alcuni uomini li hanno fatti salire su un’imbarcazione in legno.
Fra loro, soltanto in due sarebbero saliti a bordo del natante senza subire alcuna costrizione e senza essere sottoposti a minacce. Sempre le stesse persone non avrebbero nemmeno fatto parte di quel gruppo di migranti precedentemente detenuti nella casa libica in attesa dell’inizio del viaggio. Motivi che hanno portato alla luce la sussistenza di gravi indizi di delitto a loro carico. Si tratta di N.S., 23 anni, cittadino del Gambia e di un cittadino della Guinea, di 14 anni. I due, sarebbero quindi i responsabili dell’ingresso illegale nel territorio dello Stato dei cittadini extracomunitari.
Nei confronti del 23enne è stato disposto un fermo di indiziato di delitto. L’uomo è stato tradotto nella casa circondariale di Gazzi in attesa della convalida. Per il minorenne è scattata la denuncia in stato di libertà.
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