Ora nasce il registro dei "bimbi mai nati". Ecco che cosa cambia

Il consiglio comunale di Marsala ha approvato la delibera. Un atto che prevede anche la modifica del regolamento cimiteriale

Ora nasce il registro dei "bimbi mai nati". Ecco che cosa cambia

A Marsala, nel piccolo comune in provicincia di Trapani, nasce il "Registro dei bimbi mai nati" che darà un nome "anche di fantasia" ai feti abortiti e permetterà di seppellirli in un'area speciale del cimitero con tanto di lapide e mini funerale. Un espediente che vuole condannare le donne che esercitano il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza e un tentativo di pilotare l'etica della cittadina strizzando l'occhietto ai movimenti per la vita che da sempre provano a condannare le donne che abortiscono.

Il consiglio comunale ha approvato a maggioranza (23 consiglieri hanno votato a favore e 3 contrari) l'atto che disciplina l’attuale regolamento cimiteriale, evidenziano: “l'importanza che la politica ha nel promuovere la cultura della vita”.

La delibera di fatto modifica nel testo la dicitura “prodotti abortivi”, utilizzata per i feti partoriti prima della 28esima settimana di concepimento, con quella: “bambini mai nati”. Inoltre come già scritto, istituisce un registro nel quale verrà annotato un nome di fantasia per il feto. Infine individua uno spazio cimiteriale destinato alla sepoltura ed il corrispondente numero assegnato nel registro.
Non sono mancante le polemiche in Sicilia in merito alle diverse interpretazioni di questa legge. Un dibattito acceso anche sui social con opposte interpretazioni nel quale qualcuno accusa questo atto, come una sorta di vera e propria intromissione nelle scelte individuali e nella piena libertà di abortire legalmente.

Ĺ'istituzione del registro, oltre a suscitare reazioni prevedibili, per alcuni sarebbe finanche illecita. A sollevare la questione è stato il magistrato siciliano Nico Gozzo che, intervenendo sul profilo Facebook della collega Annamaria Picozzi - pure lei sbalordita per l'iniziativa - ha scritto: "Credo che questo registro sia illecito e penso andrebbe informato il garante della privacy".

La norma è stata proposta dal consigliere comunale di Marsala di centro-destra Giusy Piccione che ha sottolineato che l'atto “rappresenta l'importanza che la politica ha nel promuovere la cultura della vita”.

Diversa l'idea del consigliere marsalese del Pd, Luana Alagna: "In sostanza si gettano le basi per la stigmatizzazione pubblica della donna che decide, per motivi di coscienza insondabili, su cui nessuno ha il diritto di entrare, di interrompere volontariamente la gravidanza. Una scelta così delicatamente privata, dai risvolti che impegnano anche la sofferenza della persona, diventano oggetto di imposizione attraverso atti amministrativi, rischiando di esporre fatalmente la donna al “giudizio morale” dell’opinione pubblica".

Proprio qualche giorno fa l’annuncio in un tweet del ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto drizzare i capelli a chi è contro l'aborto.

"Pillola Ru486 si potrà assumere fino alla nona settimana e non serve ricovero” affermava sui social il minisitro. Speranza ha aggiornato in questo modo, dopo dieci anni, le nuove linee guida sulla pillola abortiva Ru486. Sono “basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”. Ha scritto sui social il ministro.

Non si è lasciato attendere il commento della presidente nazionale del Movimento per la Vita, Marina Casini: "scelta legata a motivazioni ideologiche e a risparmi economici, le donne saranno sole in un momento difficile per la loro salute, mentre l’eliminazione di una vita umana viene banalizzata".

Recentemente la Regione Umbria aveva eliminato la possibilità per le donne di ricorrere all’aborto farmacologico in day hospital.

Il fatto stesso che si possa abortire con uno o due sorsi d’acqua – gesto comune, di un attimo, quotidianamente ripetuto e, dunque, insignificante -, come quando si ha sete o si prende una pasticca per il mal di testa, fa sì che si perda consapevolezza di cosa quel gesto significa quando con l’acqua va giù la Ru486 che va a togliere la vita a una creatura innocente e indifesa.

La banalità del gesto serve proprio a impedire lo sguardo sul concepito e quindi a banalizzare l’aborto”, sottolinea la Casini, secondo la quale “la privatizzazione viene di conseguenza: che bisogno c’è di avere sorveglianza medica se basta bere un po’d’acqua? La logica individualista, che trionfa nel falso mito abortista dell’autodeterminazione della donna, si estende a tutte le relazioni umane fino a recidere le più elementari forme di solidarietà – di cui l’accoglienza del figlio nel grembo della mamma è primordiale modello – e finisce per ritorcersi contro la donna stessa vittima anche lei quanto suo figlio…”.

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