Lunedì è stata la giornata in cui sono stati ricordati i tanti casi di violenza sulle donne, un tema sempre più centrale visto quanto accaduto anche negli ultimi giorni.
Eppure, come ha fatto notare Fausto Carioti su Libero, poco spazio è stato dato ad un fatto non certo secondario studiando il fenomeno della violenza e dei femminicidi: quello cioè legato all’immigrazione ed alla mancata integrazione di diversi soggetti provenienti da altri paesi.
Quasi come se un tema che dovrebbe essere universale e condiviso, quale quello della condanna alle violenze fisiche e morali contro le donne, fosse in realtà ad uso e consumo di una precisa parte culturale del nostro Paese, quella cioè progressista secondo cui i femminicidi sarebbero retaggio della cultura arcaica insita nell’italiano medio e nulla quindi avrebbero a che vedere con quanto compiuto da chi arriva dall’estero.
I numeri invece negli ultimi anni hanno dimostrato il contrario: certamente molti casi sono ascrivibili a dinamiche riguardanti cittadini italiani, ma molti altri hanno a che vedere con il rifiuto della cultura occidentale di molti migranti e con la negazione della libertà di una donna di origine non italiana di scegliere uno stile di vita più vicino ai costumi del nostro paese.
Sono tanti i casi di cronaca che hanno riguardato ragazze musulmane uccise dai familiari solo perché rifiutavano di portare il velo o perché frequentavano ragazzi italiani. Andando ai numeri riportati dall’Istat, nel 2017 il nostro paese ha contato complessivamente 4.594 uomini arrestati per stupro. Di questi, 1.843 erano di origine straniera, dunque circa il 40% del totale.
Anche sul femminicidio, reato questo introdotto nel 2013, i numeri parlano chiaro: l’Italia purtroppo ha una media di 150 casi all’anno, circa uno ogni due giorni. Secondo gli ultimi dati, a commettere questo grave reato nel 25% dei casi sono uomini di origine straniera.
E qui subentra anche un altro elemento significativo: i femminicidi avvengono quasi sempre all’interno di una stessa comunità. Ossia, il più delle volte una donna di origine straniera è vittima di violenze perpetuate da un suo connazionale. A dimostrazione che i casi spesso sono domestici o relativi a dinamiche interne ad una determinata comunità.
Dunque, non è da trascurare come spesso sia proprio una mancata integrazione oppure un’integrazione proibita da parte del marito o del padre delle vittima a determinare tanti casi di femminicidio.
Una piaga nella piaga dunque, non ricordata né dai gruppi che in questi giorni hanno tinto le panchine di rosso e né sui media: le condanne della violenza contro le donne, sembra essere il messaggio, devono essere appannaggio di una certa area culturale e politica che non può, per sua indole, mettere in discussione il fallimento della propria proposta di integrazione.
Con il risultato dunque che in Italia ci si divide anche su una questione, come
quella della violenza, che dovrebbe vedere invece una condivisione universale dei valori. E così, tra le altre cose, molte donne di origine straniera uccise in questi anni sono rimaste quasi nel dimenticatoio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.