"Non sono un terrorista, ero iscritto a quella chat room per motivi religiosi". Così si sarebbe difeso il 30enne Mohamad Fatah Goran, uno dei sette presunti jihadisti arrestati in Alto Adige durante il blitz di giovedì scorso. secondo quanto trapelato dopo il primo interrogatorio di garanzia tenutosi a Bolzano, Goran sarebbe stato l'unico a parlare dei tre detenuti ascoltati oggi. Gli altri due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L'accusa ipotizzata dalla procura nei confronti di tutti è quella di associazione a fini terroristici, ma le indagini preliminari hanno lo scopo di distinguere ruoli e responsabilità. Quella portata alla luce dai Ros è in effetti una realtà verticistica in cui non tutti avevano pari accesso alle informazioni. I messaggi del mullah Krekar venivano diffusi in rete e discussi all'interno di chat room appositamente create, e spesso chiuse per essere riaperte con altri nomi.
Il 30enne, in Italia con un permesso di soggiorno che sarebbe scaduto il prossimo 6 febbraio, ha dichiarato di essere stato seguace del mullah, attualmente in carcere in Norvegia, solamente per motivi religiosi.
Secondo i carabinieri del Ros, invece, anche lui, come tutti gli arrestati, sarebbe stato membro operativo della "porzione segreta" della cellula ed avrebbe aiutato il "capo" Abdul Rahman Nauroz a reperire un'arma, probabilmente quella sfoggiata nella foto circolata in rete, nel febbraio del 2012.
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