Il sondaggio a sorpresa sul nucleare: cosa vogliono (davvero) gli italiani

L'analisi di IZI spa: per il 49,7% vuole le centrali nucleari. Ma c'è sfiducia su come il Paese lo gestirebbe

Il sondaggio a sorpresa sul nucleare: cosa vogliono (davvero) gli italiani
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Colpo di scena? Forse sì, visto che per due volte gli italiani hanno detto “no” al nucleare. I tempi che cambiano? Facile. Effetto bollette elettriche? Probabile. Ma in fondo neppure la più sfegatata ambientalista che risponde al nome di Greta Thunberg riesce a nascondere che, di fronte alle difficoltà, bisogna fare di necessità virtù. Tra scegliere se tenersi le centrali nucleari, bruciare carbone o bloccare un Paese intero come la Germania, beh: allora forse meglio l’atomica. Intesa come energia.

Gli italiani vogliono il nucleare

Il discorso vale per Greta, certo, ma anche per l’Ue (che ha infilato il nucleare nella tassonomia del Green Deal) e pure per gli italiani. IZI spa, società specializzata in rilevazioni demoscopiche, tra il 6 e l’8 ottobre ha condotto un sondaggio dal titolo “Il ritorno al nucleare” intervistando 1037 persone maggiorenni, dunque in età di voto, lungo tutto lo Belpaese. Il risultato sorprende. Il 49,7% degli intervistati infatti si dice “favorevole alla costruzione in Italia di centrali nucleari”. Ad opporsi ad oggi è solo il 32,2% degli italiani, mentre è ancora larga la fetta di indecisi (18,1%). “Molte persone - dice al Giornale.it Giacomo Spaini, amministratore delegato di IZI spa - lo percepiscono come una necessità per ragioni innanzitutto economiche; perché le fonti di energia sostenibile sono viste come difficilmente realizzabili su larga scala”. E ormai una cosa appare certa: “Se oggi in Italia fosse fatto un nuovo referendum sul nucleare, non credo sarebbe assicurata una vittoria del no”.

Perché sì, perché no

Interessante è poi concentrarsi sui motivi che portano gli italiani a sostenere o ripudiare il nucleare. Tra le ragioni del sì spicca la necessità di garantire all’Italia “indipendenza energetica” (46,9%), a causa forse dei timori scatenati dalla guerra in Ucraina. Subito dopo viene la certezza che “le centrali nucleari sono moderne e sicure” (40,9%). Mentre il 36,3% ritiene che sia un “passo necessario” verso fonti pulite, visto lo scarso rendimento delle rinnovabili. Tra i detrattori, invece, è forte (44,6%) l’argomento di chi è convinto che per realizzare una vera transizione verde bisognerebbe investire in eolico, fotovoltaico e via dicendo. Facile a dirsi, più difficile a realizzarsi. Comunque, il 41,3% è pure convinto che “il rischio di incidenti” renda il nucleare “non sicuro per noi e per l’ambiente”. Subito sotto vengono la paura per i rifiuti radioattivi (34,7%), il terrore che fenomeni naturali catastrofici o conflitti armati possano danneggiare gli impianti (32,2%), l’idea che ci vorrebbe troppo tempo per costruirle (13,1%) e i timori di infiltrazione mafiosa nella costruzione delle centrali (10,1%). “Tra le motivazioni di coloro che sono contrari al nucleare ce ne sono alcune molto interessanti – spiega Spaini - per alcuni aspetti coincidono con le ragioni del no ad un termovalorizzatore o ad un nuovo modo di gestire i rifiuti: è la non fiducia degli italiani nella capacità del Paese di fare le cose per bene. È la paura della mafia, della burocrazia, dei cantieri che restano aperti all’infinito. Se qualcuno, una volta alla guida di questo Paese, vorrà davvero il nucleare dovrà fare i conti con questo”.

Cosa pensano gli elettori

Va detto però che nel dibattito pubblico il tema non va di moda. E anche i partiti in campagna elettorale, pur citandolo, non si sono spesi con convinzione sull’argomento. Il paradosso, come spiega Spaini, è che “il partito che più ha spinto sull’energia nucleare raccoglie il maggior numero di elettori che ritengono di avere poche informazioni sul nucleare”. Si tratta del Terzo Polo. “Lega e FdI sono tra i partiti più favorevoli alla costruzione di centrali nucleari, rispettivamente 57,8% e 63,2, mentre il partito guidato da Carlo Calenda arriva all’82% - insiste Spaini -. Anche tra gli elettori di M5S, sorprendentemente, c’è un 43,7% di favorevoli; così come c’è un 40,3% di favorevoli in Sinistra Italiana ed Europa Verde, i cui leader politici premono sulla transizione escludendo il nucleare”.

Va dunque sfatato un mito: “All’idea che esista un elettore tipo di centrodestra che vuole il nucleare dovremmo affiancare anche un altro tipo: più di sinistra di quel che si pensi – spiega l’ad – ed interessato all’aspetto economico: se il nucleare fa risparmiare ben venga”.

Nota medodologica in fondo al grafico

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