Elena era arrivata ad Aosta dalla Toscana e faceva la escort. Aveva 32 anni ed era solita cambiare spesso città, era stata a Zurigo, Londra, Milano. Appena arrivava in un luogo nuovo cercava un appartamento e metteva l’annuncio, come l’ultima volta: “Bambolina Elena, molto dolce e paziente, fisico mozzafiato. Ti aspetta a Aosta. Comodo parcheggio zona Ovs”. Poi non restava che aspettare i clienti, che riceveva nella sua abitazione. Dopo un po’ cambiava indirizzo, e anche città.
Come riportato da La Stampa, quando è stata uccisa Elena Raluca Serban era arrivata ad Aosta da circa tre settimane e aveva preso un appartamento in viale Partigiani, nella prima periferia della città. La 32enne era stata colpita mortalmente nel pomeriggio di sabato 17 aprile con una sola coltellata fatale alla gola, mentre si trovava di spalle al suo omicida. Gli agenti della squadra mobile ieri sera hanno posto in arresto un uomo, un italiano di 36 anni che era stato nell’appartamento della vittima. Il 36enne è risultato avere precedenti penali quale stupro e rapina. Ed era anche già stato condannato per violenze contro altre prostitute.
Chi è l'uomo fermato
Il suo nome è Gabriel Falloni e si trova dietro le sbarre perché “gravemente indiziato”. L’uomo abita ad aosta ma stava provando a raggiungere la Sardegna passando da Genova. È originario di Sorso, comune in provincia di Sassari, e proprio nel capoluogo sardo vi è l’ultimo precedente a suo carico. Falloni aveva adescato una ragazza su Facebook promettendole un lavoro per la cooperativa di autoambulanze che gestiva. L'aveva chiusa in casa, picchiata, infine aveva anche cercato di violentarla. Durante il processo del 2014 erano venute a galla anche altre due denunce da parte di due prostitute che erano stata picchiate e derubate subito dopo aver avuto un rapporto sessuale con il 36enne. L’uomo, ritenuto un predatore seriale, era stato quindi condannato a 4 anni di reclusione. Dopo l’omicidio avvenuto ad Aosta, gli investigatori coordinati dal pm Luca Ceccanti e dal commissario capo Francesco Filograno, avevano subito diretto le indagini verso una direzione ben precisa.
L'appartamento ad Aosta dove è stata uccisa Elena
Il delitto è avvenuto in un appartamento, di circa 40 metri quadrati composto da un ingresso, una piccola cucina, una camera matrimoniale e il bagno, sito al primo piano di un palazzo popolare. Da qualche giorno, sul portone di ingresso dell’immobile è stato affisso un cartello con la scritta: “In questo condominio sono arrivate delle persone incivili e maleducate. Tutte le mattine buttano dalle finestre fazzoletti di carta usati. È ora di smettere!”. Al primo piano del palazzo c'è la porta con i sigilli messi dai poliziotti. Proprio sopra all’abitazione dove c’è stato l’omicidio abita il signor Gioacchino Mattina. Ascoltato dalla polizia, l’uomo ha raccontato un episodio ritenuto importante ai fini dell’indagine, avvenuto il giorno dell’omicidio: “Sabato sono sceso per andare in cantina. Saranno state le 11. La ragazza stava entrando nel portoncino. L'ho salutata e lei ha ricambiato con un cenno, era una bellissima donna e non passava inosservata. La vedevamo entrare e uscire, ma niente altro. Abitava nel palazzo da pochissimi giorni”. Quindi, alle 11 del mattino di sabato Elena era ancora viva. La donna è stata rinvenuta cadavere dai vigili del fuoco alle 8 di domenica.
La sorella era preoccupata
A chiamare i pompieri era stata la sorella di Elena, Alexandra, preoccupata perché non l’aveva sentita. E da Lucca, dove vive anche la mamma Mariana, era arrivata ad Aosta per cercarla. Anche perché, come ha raccontato, “il telefono di Elena squillava a vuoto, mandavo messaggi su WhatsApp che lei nemmeno leggeva, era un comportamento troppo strano”. L’omicida era scappato dall’appartamento portando con sé il tablet e il telefono della vittima, forse per nascondere delle tracce che avrebbero potuto guidare le indagini fino a lui. Anche la scena del delitto era stata più o meno ripulita. Il corpo di Elena era riverso sul tappetino del bagno e mostrava una sola coltellata alla gola. Probabilmente l’assassino era arrivato a casa della donna armato ed era stata lei stessa ad aprire la porta e a farlo entrare, credendo si trattasse solo di un cliente come tanti.
La vittima
Elena era nata 32 anni fa a Galati, in Romania, città a confine con la Moldavia. Con la sua famiglia si era trasferita in Toscana. Per attirare i clienti faceva ricorso a frasi dolci e invitanti:“Ti aspetto in un ambiente confortevole, pulito e riservato. Dai, stacca la spina e corri da me! Vivremo insieme dei momenti magici di grande trasgressione”. Alexandra si trova ancora ad Aosta, in albergo, e continua a piangere la morte della sorella. Dopo l’esito dell’autopsia potrà tornare a casa con il feretro. “Avete trattato mia sorella in modo ingiusto, senza alcun tatto. Non è vero che fa quel mestiere che dite voi, all'inizio avete sbagliato anche la sua età e il suo nome. Mia sorella Elena era una bravissima ragazza, meritava più delicatezza”, ha detto a chi l’ha contattata telefonicamente. Ma alle dieci di sera Falloni è stato fermato mentre stava tornando ad Aosta.
Aveva infatti cercato di scappare e imbarcarsi a Genova per raggiungere la Sardegna. Poi però aveva cambiato idea e stava tornando indietro. Mancano ancora tanti punti da chiarire. Una delle ipotesi è che Elena conoscesse già il suo assassino e che forse non era la prima volta che si incontravano.
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