Omicidio Niccolò, il mistero sull’asilo politico dei ceceni

Ecco quello che non torna sul pestaggio dell'italiano Ciatti

Omicidio Niccolò, il mistero sull’asilo politico dei ceceni

Quello che si vede nel filmato (clicca qui per vedere il video) della discoteca Sant Trop di Lloret de Mar è terrificante, quasi una vera e propria esecuzione: Niccolò Ciatti già ferito a terra che viene “terminato” con un calcio alla testa da Rassoul Bissoultanov, ceceno, classe 1993, residente a Strasburgo assieme ai suoi due amici, Movsar Magomedov (1991) e Khabiboul Khabatov (1996), anch’essi ceceni. Dopo il colpo a Niccolò, Bissoultanov si volge furiosamente verso altri “target”, lanciando un pugno di qua e un pugno di là, spostandosi rapidamente da una direzione all’altra e guardandosi attorno come se fosse all’interno di una killing house di addestramento. È molto interessante anche il ruolo del suo compagno che dà quasi l’impressione di “dirigere le operazioni”: osserva, si china su Niccolò, poi spinge via un altro ragazzo che si avvicina all’aggressore, supervisiona mentre Rassoul cerca di colpire a pugni altri due ragazzi, continua a guardarsi intorno. Ovviamente non ci pensa neppure a fermare il suo amico. Sarebbe interessante saperne di più su questo suo amico con la maglia rossa. Alcuni testimoni affermano che i due si muovevano come paramilitari e in effetti l’idea c’è: uno colpiva furiosamente mentre l’altro controllava il perimetro. Questa è l’impressione. A nulla serve attaccarsi alle dichiarazioni di pentimento di Bissoultanov, che ha dichiarato: "Vorrei non aver fatto questa cosa orribile" e a nulla serve affermare che i propri genitori sono malati e soli. Infastidisce molto, perché ci sono altri genitori, quelli di Niccolò, che sono soli, che lo hanno perso per colpa della futile violenza del ceceno. Bissoultanov praticava la lotta libera presso una palestra di Strasburgo e veniva definito dal suo coach come un ragazzo corretto che non aveva mai dato segni di squilibrio violento. Dunque cosa ha scatenato l’aggressività del ceceno? Era sotto effetto di droga? Alcol?

Vi è poi il discorso dei due amici che vivono in Francia da rifugiati politici, “scappati dalla Russia”. In realtà è plausibile che i tre siano scappati con le rispettive famiglie dalla Cecenia durante una delle due guerre, la prima dal 1994 al 1996 e la seconda tra il 1999 e il 2009. Una fuga causata da un conflitto dunque e non necessariamente ed esclusivamente dalla “cattiva Russia”. Perché chiedere asilo politico però? A questa domanda dovrebbero rispondere le autorità francesi. La Cecenia è oggi un paese stabile, la guerra è oramai ben lontana. Kadyrov ha tra l’altro usato il pugno di ferro contro le formazioni jihadiste dell’Emirato del Caucaso e dell’Isis che hanno cercato di destabilizzare il paese per trascinarlo nuovamente nel baratro della violenza. Teniamo poi presente un’altra cosa, a partire dalle due Guerre in poi, assieme alle tantissime bravissime persone giunte in Europa dalla Cecenia (la maggior parte) per sfuggire alla guerra, si infiltrarono anche molti militanti dell’Emirato del Caucaso (oggi a pezzi) che si sono poi stabiliti in Europa (alcuni di questi si sono poi recati a combattere in Siria). Non a caso fonti russe segnalavano anni addietro che i server del sito Kavkaz Center, legato agli islamisti dell’Emirato del Caucaso erano localizzati tra Svezia e Finlandia. Tutto ciò ovviamente non ha nulla a che fare con il caso dei tre ceceni protagonisti dell’aggressione a Niccolò Ciatti. Non risulta alcun legame con formazioni separatiste o jihadiste al momento. Resta il fatto che se si tira fuori il discorso “asilo politico” e “fuga dalla Russia”, allora può valer la pena andare fino in fondo nella questione, giusto per una corretta e completa conoscenza dei fatti.

Tornando al discorso iniziale, quello che realmente conta, l’aggressione gratuita nella quale ha perso la vita Niccolò, un ragazzo di 22 anni la cui unica “colpa” è stata quella di incrociare la follia omicida del ceceno, non si può fare altro che attendere ulteriori sviluppi: la condanna di Bissoultanov, le motivazioni del rilascio dell’amico che sarebbe comunque indagato. Vi sarebbe poi da aprire tutta una parentesi sull’inefficienza dell’apparato di sicurezza della discoteca, ma quello è un altro discorso.

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