Oggi, di fronte alle Corte d’assise di Udine e ai genitori di Teresa Costanza e la madre di Trifone Ragone, Giosuè Ruotolo per la prima volta da oltre un anno ha preso la parola: meno di cinque minuti con dichiarazioni spontanee, a braccio, con la voce rotta dall’emozione, per dichiarare la sua innocenza. Dopo aver detto di vivere "fatti più grandi di me" Rutolo ha aggiunto: "Quando in questo processo sono state mostrate le immagini di Teresa e Trifone senza vita mi sono chiesto ’ma che ci faccio qui io? . È assurdo, erano ragazzi come me, con Trifone ho anche vissuto. Da 8 mesi sono in carcere e ogni giorno aspetto che arrivi una guardia a dirmi ’ci siamo sbagliati, devi uscire". "Posso aver dato poco peso a una cosa, nonostante le campagne in caserma invitassero chiunque sapesse qualcosa a parlare. Ma non avevo visto nulla di utile. E se devo pagare per aver parlato in ritardo sia, ma non per qualcosa che non ho fatto". Ruotolo ha poi concluso: "Credo nella giustizia e nella mia totale estraneità e credo che questo processo servirà a dimostrarlo". Ma nel caso Teresa e Trifone emerge un nuovo retroscena. Durante il processo ha deposto il supertestimone, il runner, Maurizio Marcuzzo, che avrebbe visto l'assassino: Una persona di "altezza e corporatura normale, tra un metro e 70 e un metro e 90", con indosso un abbigliamento "di colore grigio, scuro e comodo, sportivo, forse con un cappuccio o un cappello perché ho fatto fatica a capire se fosse uomo o donna". Il runner ha affermato di aver visto una figura, "ho avuto l'impressione fosse un uomo, in piedi di lato, da solo a una quindicina di metri. Forse abbiamo incrociato lo sguardo in maniera fugace.
Era un pò raccolto, ho avuto come l' impressione che si defilasse dal mio cono visivo". Marcuzzo ha infine affermato di aver sentito "diversi colpi, 5 o 7, durati 3-4 secondi, comunque in rapida successione, blandi, ho pensato a petardi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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