Omicidio Vanessa Russo, il padre chiede risarcimento: "lo devo a mia figlia"

Era il 26 aprile del 2007, alla fermata Termini della metro B a Roma, Vanessa ebbe un litigio con Doina Matei, una ragazza romena di 25 anni. La banale lite si trasformò però in tragedia. Doina colpì all'occhio la ragazza con la punta dell'ombrello. A causa di quella ferita, Vanesse persa la vita all'età di 22 anni

Omicidio Vanessa Russo, il padre chiede risarcimento: "lo devo a mia figlia"

Sono trascorsi 11 anni dall'omicidio di Vanessa Russo e il padre Giuseppe ancora oggi chiede un risarcimento per quanto accaduto a sua figlia. "Lo devo a Vanessa" ha dichiarato l'uomo e a fargli eco la moglie Rita Pozzato: "Chi ci pensa alle famiglie che sono state rovinate? A noi nemmeno un soldo di risarcimento".

Era il 26 aprile del 2007, alla fermata Termini della metro B a Roma, Vanessa ebbe un litigio con Doina Matei, una ragazza romena di 25 anni. La banale lite si trasformò però in tragedia. Doina colpì all'occhio la ragazza con la punta dell'ombrello. A causa di quella ferita, Vanesse persa la vita all'età di 22 anni.

16 anni di carcere per omicidio preterintenzionale fu la condanna per Doina che però nel 2015 ottenne la semilibertà. Dopo la bufera scoppiata a causa di alcune foto condivise su facebook dalla ragazza, la semilibertà le fu sospesa: "Quelle foto per noi sono state una pugnalata. Lei fuori, con la mano che fa il segno di vittoria. Ma con mia figlia è stata crudele, ha preso la mira per colpirla con la punta dell'ombrello", è stato il commento di Giuseppe Russo.

In seguito, la semilibertà le venne concessa di nuovo dal tribunale di sorveglianza di Venezia, ma le fu vietato l'uso dei social network.

Durante il carcere, Doina ha scritto un racconto su quanto accaduto e aveva dichiarato che la prima cosa che avrebbe fatto una volta in libertà, sarebbe stata andare al cimitero di Prima Porta sulla tomba di Vanessa.

Come riporta il Messaggero, gli anni trascorsi non hanno comunque placato il dolore dei genitori: "L'hanno uccisa in metro con cattiveria e crudeltà. Nessuno potrà mai farmela riabbracciare, ma almeno per la sua memoria chiedo un risarcimento", ha dichiarato il padre e ha aggiunto: "Non è per una questione di soldi. Lo devo a mia figlia, alla sua memoria. Per questo vorrei impostare una causa civile.

Non so se contro lo Stato o il Comune, ma qualcuno deve pagare. Se non altro perché ci sono persone come Doina Matei che vengono fatte circolare liberamente nelle nostre città, senza permesso di soggiorno, e ruescono a uccidere i nostri figli senza alcun motivo".


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