Ora accusano pure i vaccinati per l'aumento dei contagi

"Troppa libertà". Così Kekulé, uno tra i più importanti epidemiologi tedeschi, ammonisce i vaccinati

Ora accusano pure i vaccinati per l'aumento dei contagi

La Germania è in piena quarta ondata. Lo scorso venerdì sono stati registrati 37.120 casi in un solo giorno e l'incidenza settimanale ha raggiunto il livello più alto da inizio pandemia con 201 infezioni ogni 100mila abitanti. Il dato sul tasso di vaccinazione, inferiore al 70%, non sembra essere un caso.

Mentre il cancelliere Merkel ammette di essere molto preoccupata e dichiara: "C'è un chiaro nesso tra l'avanzamento della campagna vaccinale e il controllo dei contagi, nelle regioni in cui ci si vaccina di meno ci si ammala di più". Alexander Kekulé, uno tra i più importanti epidemiologi tedeschi nonché insegnante di Virologia all'Università di Halle-Wittenberg, in Sassonia-Anhalt e direttore dell'Istituto di Microbiologia medica, non la pensa come la Merkel. Intervistato dal Corriere della Sera, Kekulé afferma che le cause della quarta ondata in Germania sono molte ma la più grave è "la sottovalutazione del ruolo dei vaccinati da parte della politica". E spiega: "La percentuale dei non vaccinati è ancora troppo alta e sappiamo che se questi si infettano diventano subito malati gravi. Ma il virus si sta diffondendo anche tra i vaccinati. Il vaccino ha efficacia su una percentuale di persone oscillante tra il 50% e il 70%, questo significa che su dieci vaccinati, da 3 a 5 potrebbero trasmettere il virus. E quando si consentono manifestazioni senza più misure di controllo, senza test e distanziamento, queste diventano focolai d'infezione".

Tra le altre cause individuate dall'epidemiologo c'è anche la riapertura delle scuole con la maggioranza degli studenti non vaccinata. Si tratta, a suo dire, di "un'ondata invisibile" perché i ragazzi "hanno sintomi relativamente leggeri e non li prendono sul serio". Tutto questo colpisce i non vaccinati che in Germania sono circa 30 milioni. Il sistema sanitario non a caso è sotto stress e gli anziani sono tornati ad affollare le terapie intensive.

Allo stesso tempo però Kekulé punta il dito anche contro i vaccinati: "C'è troppa libertà per loro. Occorre dirlo". A quanto pare per il virologo tedesco si deve continuare a limitare la libertà anche a chi ha deciso di vaccinarsi fin da subito e che magari oggi è alle prese con la terza dose. Una frase che fa certamente discutere dal momento che in molti si sono vaccinati, oltre che per fiducia nei confronti della scienza, soprattutto per tornare ad avere una vita normale.

Crede, inoltre, che la giusta via da percorrere in questo momento sia la non colpevolizzazione di chi non si è ancora vaccinato per evitare spaccature all'interno della società. Allo stesso tempo ammette però che è necessario che si riescano a convincere a farlo "gruppi mirati di persone come gli anziani". Nel Paese sono oltre 3 milioni coloro che rifiutano il vaccino, un numero molto significativo che va a ripercuotersi sul sistema sanitario. Inoltre, spiega: "È necessario mettere limiti precisi alle manifestazioni: per esempio, a partire da 50 persone, bisogna imporre non solo il vaccino ma anche il test, l'obbligo delle maschere e il distanziamento - continua l'epidemiologo - Io metterei anche un tetto: non più di mille persone".

Si dichiara poi a favore dell'obbligo di vaccinazione per il personale medico che cura i gruppi più vulnerabili, in case di cura per anziani, ospizi e ospedali.

La situazione in Italia

Alexander Kekulé riconosce i meriti all'Italia sul come sta affrontando la pandemia. Ritiene che la popolazione abbia capito quanto sia importante concentrarsi e difendersi dal coronavirus. Definisce le misure di contrasto applicate dal nostro Paese "severe ma giuste".

"L'Italia sta andando bene, sia per la diffusione della vaccinazione sia per la compattezza della società - ma ammonisce - non bisogna crogiolarsi in un senso di

soddisfazione. All'inizio, in Germania c'è stata la tendenza a indicare l'Italia come esempio negativo, ma non ci si rendeva conto che quanto è successo a Bergamo sarebbe potuto succedere all'Oktoberfest a Monaco".

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