Dicono che il presidente Joe Biden non sia in procinto d'incontrare papa Francesco, ma che dal Vaticano abbiano comunque deciso di allungare una mano in sostegno del capo della Casa Bianca. Se dipendesse da certi vescovi statunitensi, a Joe Biden non spetterebbe la comunione. Il leader Dem è, infatti, un aperto sostenitore dell'aborto. Tanto basterebbe agli oltranzisti della dottrina per vietare la concessione di quel sacramento che è così centrale per la fede cattolica.
Il cardinale conservatore Raymond Leo Burke aveva preso in considerazione la faccenda in tempi non sospetti, ossia quando era ancora in campagna elettorale. Per i conservatori - Burke compreso - non c'è troppo da discutere: non si può far finta di nulla. Non si può cioè evitare di constatare le posizioni anti-cattoliche di questo o di quel leader. Poi Biden ha vinto le presidenziali, e con i primi provvedimenti ha dimostrato che non avrebbe badato troppo alle inclinazioni idealistiche dei tradizionalisti. Le politiche pro life targate Donald Trump? Scardinate. Era solo l'inizio. Nel corso di questi giorni, il presidente Usa sta spingendo affinché il Senato americano approvi l'Equality Act, che i presuli a stelle e strisce vedono come fumo negli occhi. Il dibattito, anche per via dello spazio riservato alla questione dal New York Times, impazza. Il clima è per certi versi simili, anche se con i doverosi distinguo, a quello che in Italia si respira sul Ddl Zan.
La Conferenza episcopale americana lo ha scritto nero su bianco sul proprio sito istituzionale:"Sebbene questo sia uno scopo degno (quello di combattere discriminazioni in materia di genere, ndr), l'Equality Act non lo serve. E invece di rispettare le differenze nelle credenze sul matrimonio e sulla sessualità, l'Equality Act discrimina le persone di fede proprio a causa di quei principi religiosi o culturali". Questo è solo l'ultimo capitolo di una ruggine creatasi sin dall'insediamento, con le prime scelte di Biden che non hanno soddisfatto le aspettative degli attenti vescovi americani. Allora i presuli si sono riuniti all'interno di una commissione ad hoc. Un organo tramite cui monitorare le mosse di Biden. Una delle ultime è l'Equality Act, che si pone nel campo giuridico di quelli che i ratzingeriani chiamano con preoccupazione "nuovi diritti".
Com'è spesso capitato in questi anni, i cattolici si dividono in due fronti: coloro che la pensano come l'arcivescovo di Los Angeles José Gomez, che fa un po' da capofila, e coloro che propendono per l'arcivescovo Wilton Gregory, un ecclesiastico che di recente Bergoglio ha creato cardinale. Troppo facile dare a Gomez del conservatore e a Gregory del progressista: le sfumature sono sottili. Di sicuro esistono diverse sensibilità. La Congregazione per la Dottrina della Fede, comunque sia, si è pronunciata. E di certo non lo ha fatto senza badare alle direttive del Papa.
Il cardinale Louis Ladaria, come ha riportato Aska News, ha posto un freno alle intenzioni di Gomez e degli altri presuli che stanno ipotizzando d'intervenire sul diritto di Biden al sacramento della comunione. All'interno di questo passaggio, a ben vedere, c'è la mano allungata dal Vaticano in favore di un presidente che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto comportare il ritorno ad un dialogo pieno tra Santa Sede e Stati Uniti, dopo l'epoca del bilateralismo diplomatico dell'ex tycoon repubblicano. Ma quindi a Biden verrà negata la comunione? Esistono elementi per asserire il contrario. La scelta sarebbe troppo ingombrante. E la Chiesa cattolica darebbe prova di essere poco "misericordiosa", com'è invece previsto dalla impostazione del Papa e dalla sua pastorale.
Il fatto è che con Joe Biden sarebbe dovuto tornare il cattolicesimo alla Casa Bianca dopo l'epoca Kennedy. Il pluralismo religioso, che è anche cattolico, ha reso tuttavia possibile nel tempo che un candidato presidente, poi Commander in Chief, si dica cattolico nonostante sostenga la liceità dell'aborto. Qualcuno la chiama incoerenza.
Altri intravedono segni dei tempi e di secolarizzazione. In fin dei conti, cambia poco. Perché da Roma hanno già dettato la linea. E la linea di Roma, ossia quella del Papa, almeno sino allo sbandierato ritorno delle Chiese nazionali, è quella che conta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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