Pacini: “Ero in pericolo ma oggi non userei più la pistola”

Dopo il deposito della richiesta di archiviazione, Pacini si è mostrato commosso e tramite il suo avvocato ha affermato che non userebbe più la pistola per difendersi

Pacini: “Ero in pericolo ma oggi non userei più la pistola”

"Non riprenderei in mano una pistola". A dichiararlo è Fredy Pacini nel giorno in cui la Procura di Arezzo, tramite il pm Andrea Claudiani, ha depositato la richiesta di archiviazione ritenendo la sussistenza del ricorso alla legittima difesa.

L’uomo, un gommista di 57 anni di Monte San Savino, il 28 novembre sparò alcuni colpi di fucile uccidendo Mircea Vitalie, un 29enne moldavo che assieme ad un complice aveva fatto irruzione nella sua attività con la probabile intenzione di compiere un furto.

Pacini ha ricevuto la bella notizia dal legale di fiducia, l'avvocato Alessandra Cheli mentre era a lavoro, come ogni giorno, nel suo capannone. Nonostante tutto, però, il gommista vuole essere cauto.

"Non è ancora finita, ma siamo un passo in avanti sulla strada giusta, è stato messo un punto fermo nell'inchiesta", ha confidato commosso Pacini al suo avvocato.

Tramite il suo legale, il 57enne ha riferito all'AdnKronos di essere soddisfatto per la decisione del pm “perché per me è un passo fondamentale per provare a uscire a testa alta da questa vicenda. Le indagini coordinate dalla Procura sono state fondamentali per arrivare a questo punto. Ciò che ho fatto, l'ho fatto per difendere la mia persona, che quella sera vedevo in pericolo di vita".

Pacini ammette che quanto accaduto quel giorno gli ha cambiato per sempre la vita. "Da quando è successo quel tentato furto non dormo più nel capannone, perché non ce la potrei fare con tutto quello che è accaduto. Adesso insieme a mia moglie siamo tornati a vivere nella nostra casa. E naturalmente quella sera è impressa per sempre nei miei occhi".

Il gommista, inoltre, afferma con assoluta certezza che se potesse tornare indietro non riprenderebbe ancora la pistola in mano. Anzi, il 57enne invita anche altri che si trovano nella sua situazione a non dormire in ditta e a non avere un'arma.

L'avvocato Cheli ricorda il comportamento "altamente dignitoso" del suo assistito "che peraltro non si è mai lamentato durante tutte le fasi delle indagini e che ora pensa solo ad uscirne a testa alta per sé stesso, per la sua famiglia e per i tanti cittadini che gli sono stati vicini".

Il legale, infine, sottolinea che per Pacini “prima di quella sera avere una pistola significava avere una garanzia in più” per la sua sicurezza perché “poteva dire ai malintenzionati “andate via perché ho una pistola”.

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