Papa Francesco nomina 13 nuovi cardinali

Bergoglio ha scelto 13 nuovi cardinali: provengono da undici nazioni diverse dei cinque continenti: "La Chiesa è di tutto il mondo, voglio un collegio cardinalizio universale"

Papa Francesco nomina 13 nuovi cardinali

Si allunga la lista de cardinali con le nomine annunciate da Papa Francesco: saranno proclamati nel prossimo Concistoro del 19 novembre, alla vigilia della chiusura del Giubileo straordinario della misericordia. Cambia, così, la geografia del Collegio cardinalizio in Vaticano. I nuovi porporati (tredici in tutto) provengono 5 dall'Europa, 4 dal Nord America, 2 dall'America Latina, 3 dall'Africa, 2 dall'Asia e 1 dall'Oceania. Al momento del Concistoro, saranno 228 i cardinali: 55 creati da Papa Francesco, 78 da Benedetto XVI, 94 da Giovanni Paolo II e 1 da Paolo VI. Il numero dei cardinali che potrebbero entrare in Conclave per eleggere il nuovo Pontefice è ora di 121, mentre 107 sono cardinali non elettori.

La suddivisione per aree geografiche dei 121 elettori vede 54 cardinali europei, 17 nordamericani, 4 centroamericani, 13 sudamericani, 15 africani, 14 asiatici e 4 oceanici. Per quanto
riguarda le singole nazioni, l'Italia resta quella più rappresentata con 25 cardinali elettori, seguita dagli Usa con 10, da Francia e Brasile con 5, da Spagna, Polonia, India e Messico con 4, da
Germania e Canada con 3, da Portogallo, Argentina, Venezuela e Filippine con 2 cardinali elettori.

Ecco chi sono i nuovi cardinali

L'unico italiano in elenco è monsignor Mario Zenari, "che rimane nunzio apostolico nell'amata e martoriata Siria", come ha tenuto a precisare il Papa. Gli altri destinati alla porpora cardinalizia sono: Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui (Centrafrica); Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid (Spagna); Sergio da Rocha, arcivescovo di Brasilia (Brasile); Blase Cupich, arcivescovo di Chicago (Usa); Patrick D'Rozario, arcivescovo di Dacca (Bangladesh); Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Merida (Venezuela); Jozef De Kesel, arcivescovo di Bruxelles (Belgio); Maurice Piat, arcivescovo di Port-Louis (Mauricius); Kevin Joseph Farrell, prefetto del dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita (Usa); Carlos Aguiar Retes arcivescovo di Tlalnepantla (Messico); John Ribat arcivescovo di Port Moresby (Papua-Nuova Guinea); Joseph William Tobin, arcivescovo di Indianapolis (Usa).

Il Papa ha anche annunciato che ai membri del Collegio cardinalizio unirà anche due arcivescovi e un vescovo emeriti "che si sono distinti nel loro servizio pastorale" e un presbitero "che ha
reso una chiara testimonianza cristiana". I prescelti sono monsignor Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur (Malaysia); monsignor Renato Corti, arcivescovo emerito
di Novara (Italia); monsignor Sebastian Koto Khoarai, vescovo emerito di Mohale's Hoek (Lesotho) e il reverendo Ernest Simoni, presbitero dell'arcidiocesi di Scutari (Albania).

Cardinale il prete torturato in Albania

Il 20 aprile scorso, Papa Francesco ha riconosciuto don Ernest Simoni all’Udienza Generale e ha voluto baciargli le mani, sottraendosi lui allo stesso gesto che l’anziano sacerdote voleva compiere per rendere omaggio al Pontefice. Un gesto clamoroso quello del Papa che certificava però un’idea espressa più volte da Bergoglio: che sono martiri anche i sopravvissuti alle persecuzioni di ieri e di oggi. "È con un bacio sulle mani - confermò quel giorno l’Osservatore Romano - che Francesco ha accolto stamani don Ernest Simoni, il sacerdote albanese che ha passato ventotto anni in prigione: il Papa, commosso, lo aveva già abbracciato il 21 settembre 2014 a Tirana, dopo aver ascoltato la storia della sua persecuzione durata undicimila giorni, durante i quali don Ernest è stato sottoposto a torture e lavori forzati". Il calvario di don Ernest è iniziato nella notte di Natale del 1963 quando, per il semplice fatto di essere prete, era stato arrestato e messo in cella di isolamento, torturato e condannato a morte.

La pena venne commutata in 25 anni di lavori forzati, nelle miniere e nelle fogne di Scutari, durante i quali ha celebrato la messa a memoria in latino e ha anche distribuito la comunione. Finalmente il 5 settembre 1990 arrivò la libertà e don Ernest potè ricominciare la sua attività pastorale.

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