Perché la Cina vuole infilarsi nell'asse Usa-Ue

La partita che ha oggi come principali protagonisti gli Usa, la Cina e la Russia è ormai pienamente in atto

Perché la Cina vuole infilarsi nell'asse Usa-Ue
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La notizia secondo cui la Cina stia valutando la possibilità di partecipare con propri militari a una eventuale missione di pace in Ucraina merita molta attenzione. Certo, si tratta di voci raccolte da fonti diplomatiche, riportate dal quotidiano Welt am Sonntag e spesso in situazioni simili le si fanno circolare per verificare quali reazioni provocano per poi valutare, a tempo debito, se confermarle ufficialmente o smentirle. In ogni caso si tratta di una «indiscrezione» particolarmente significativa.

Qualora si realizzasse saremmo di fronte a un elemento di discontinuità nella strategia di politica estera della Cina pronta a rispondere a quella americana tesa a indebolire il sistema di alleanze cinesi a partire da quella con la Russia.

Fino ad oggi la posizione cinese mentre formalmente è stata quella di tenersi a distanza dal conflitto russo-ucraino, con costanti appelli al cessare il fuoco, sostanzialmente è sempre stata a sostegno della Russia sia in termini economici contro le sanzioni occidentali sia aiutandola a rafforzare le industrie militari.

A ciò si aggiunga che l'uso della presenza militare a supporto della propria politica estera non è stato finora un tratto distintivo della politica estera cinese impegnata piuttosto a privilegiare il soft power nel quale si è mostrata particolarmente abile. Un simile cambiamento conferma inoltre che nell'attuale contesto internazionale le strategie di politica estera e quelle di politica militare saranno sempre più due facce della stessa medaglia.

E che gli esiti del conflitto russo-ucraino peseranno molto nel determinare i futuri equilibri mondiali.

La partita che ha oggi come principali protagonisti gli Usa, la Cina e la Russia è ormai pienamente in atto. E la posta in gioco sono i nuovi equilibri e le nuove gerarchie mondiali. L'esito del conflitto in Ucraina, le stesse modalità con le quali si raggiungeranno e poi si faranno rispettare gli auspicabili accordi di pace incideranno particolarmente su questa partita. E non solo perché essa si svolge nel cuore dell'Europa, ma per i protagonisti in campo e le caratteristiche che il conflitto è andato via via assumendo. La Cina a questo punto non può restare a guardare.

C'è poi un secondo aspetto da considerare con attenzione nella iniziativa cinese. Quello europeo è un mercato che già da tempo assume rilevanza strategica per la Cina e le tante iniziative, anche recenti, assunte a tal proposito lo confermano. Quale migliore occasione per consolidare e sviluppare ulteriormente le relazioni con i Paesi europei? Magari approfittando di una incrinatura dei rapporti transatlantici.

Da ultimo è noto l'antico rapporto economico della Cina con l'Ucraina e contestualmente la ricostruita alleanza cinese con la Russia, con quest'ultima sempre più junior partner. Qualora dunque la Cina assumesse una sua parte attiva nella soluzione del conflitto, nessuno dei due Paesi in guerra potrà opporsi. È pertanto il caso di prestare molta attenzione agli sviluppi di questa possibile iniziativa.

Lo deve fare innanzitutto Trump. Ripensando seriamente alla politica dei dazi sui prodotti europei oltre a non mollare il sostegno a Kiev pur proseguendo nella sua iniziativa tesa a favorire la fine del conflitto.

Ma deve farlo anche l'Europa. Certo continuando nel sostegno all'Ucraina peraltro molto opportunamente confermato nell'ultimo Consiglio europeo. Ma anche accelerando i tempi di recupero di una postura militare che serva non solo a difenderci ma ci consenta anche di essere ascoltati e pesare sia nella soluzione del conflitto in atto quanto nel nuovo contesto internazionale che si va delineando. Inoltre, tanto più in un passaggio così delicato, in alcun modo può essere messa in discussione la rilevanza strategica del rapporto dell'Europa con gli Stati Uniti.

Ci sono molte buone ragioni per criticare scelte della nuova amministrazione americana, in qualche caso motivo di seria preoccupazione. Ma quello transatlantico resta per noi un asset strategico irrinunciabile la cui rottura comporterebbe conseguenze molto negative sia per gli Usa che per l'Europa.

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