Perché il ritorno di Putin fra i grandi è una vittoria Nato

Domani Putin tornerà a sedersi, sia pure in modo virtuale, tra i grandi della Terra

Perché il ritorno di Putin fra i grandi è una vittoria Nato
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Domani Putin tornerà a sedersi, sia pure in modo virtuale, tra i grandi della Terra. Il presidente russo parteciperà infatti al suo primo summit G20 dopo l'invasione dell'Ucraina, convocato in teleconferenza dal presidente di turno, l'indiano Modi. Certamente si tratta di un passo che rompe l'isolamento assoluto con l'Occidente in cui Putin, sul cui capo pende anche un mandato di cattura emesso dal tribunale internazionale dell'Aia per crimini di guerra, si trova da ormai due anni. E in sé non è una brutta notizia, rispetto alla possibilità di arrivare a una soluzione condivisa della crisi in corso.

Che qualcosa si stia muovendo in tal senso non è un mistero, gli esperti legano il loro cauto ottimismo alle elezioni americane del prossimo anno, che costringeranno i due sfidanti - Biden e Trump, o chiunque Democratici e Repubblicani infine candideranno -, a dire già in campagna elettorale una cosa definitiva e possibilmente risolutiva sull'argomento. Già mi vedo i filo-putiniani nostrani alzare i calici al rientro dello Zar sulla scena e a spacciarla per la sconfitta della politica occidentale filo-Ucraina, quando invece si tratta dell'esatto opposto. È infatti la situazione di stallo militare che si è creata sul terreno, grazie all'ingente aiuto all'esercito di Zelensky da parte del blocco Nato, che sta permettendo la discesa in campo della diplomazia, e l'appuntamento di domani è un primo concreto segnale di un possibile dialogo.

È ormai evidente che questa guerra non la vincerà in senso tecnico nessuno dei due contendenti: il popolo ucraino è allo stremo e non certo in grado di ricacciare oltre confine l'Armata rossa, mentre i russi hanno fatto un tale macello umano e politico da impedire in futuro qualsiasi possibilità di annettersi l'Ucraina neppure in caso di resa del nemico. Forse proprio per questo Putin prova a rientrare in partita per salvare il salvabile di un'impresa militare fallimentare, che sulla carta doveva durare poche settimane e che si è messa invece sui binari del «fine guerra mai».

Comunque finirà

questa storia una cosa è già chiara adesso: l'Ucraina e l'Occidente non si sono piegati alla legge che chi ha più carri armati dispone a suo piacimento di chi ne ha di meno. Non è poco, anzi è già di per sé una vittoria.

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