Risulta che l'80 per cento degli italiani, e percentuali simili di francesi e tedeschi, stiano convintamente dalla parte dei trattori, dovunque si aggirino, qualunque aeroporto blocchino. La spiegazione è semplice. L'agricoltore è la voce antica della terra, che un mondo virtuale e oppressivo vuole liquefare, ridurre a materiale per pannelli solari che sostituiscano il grano. La terra è qualcosa di solido, è legata ai ricordi delle generazioni.
Il fatto incredibile è che - per ora, mai gioire prima della fine dei giochi - i contadini stanno vincendo. I Palazzi di vetroresina e titanio di Bruxelles, peraltro non si capisce da che porta ci si entri, hanno rinunciato a direttive che un momento prima avevano qualificato come non negoziabili, ad esempio il divieto assoluto di usare i fitofarmaci (che vengono chiamati pesticidi perché uccidono la peste, ma il vocabolo è prediletto per spaventarci), o di obbligare le aziende agricole a rinunciare a coltivare una parte di aree fertili in nome della tutela di certe varietà biologiche, guai a mettere a rischio il tal microbo, ma intanto l'aborto umano è un diritto.
Perché Ursula & C. cedono, svelando che le loro mosse non erano poi così essenziali e urgenti come dicevano. Quel che è accaduto, e sta ancora accadendo, per il tramite degli agricoltori è una specie di guerra per procura del popolo europeo, incredibilmente unito come mai lo è stato in passato, contro i bonzi senz'anima di Bruxelles e il sistema di potere che ne determina l'ideologia ambientale dell'assurdo.
Per farcela bere come un rosolio verso un futuro Bengodi, le organizzazioni internazionali non elette da nessuno hanno versato per anni, nelle teste intontite, un miscuglio di terrorismo climatico e di fiaba ecologica. Hanno imposto un ribaltamento del buon senso in nome di un mondo perfetto che verrà, dove non ci sarà neppure bisogno di essere buoni, perché a tutto provvederà l'Intelligenza Artificiale. Io - sia chiaro - non temo le nuove tecnologie, tra cui primeggia quella che in sigla è detta I.A. Mi fa terrore la stupidità naturale di noi che finora, salvo flebili proteste, abbiamo assistito a questa detronizzazione delle democrazie, e delle libertà (...)
(...) ndividuali, a favore di entità sovranazionali come la Banca centrale europea o il Fondo monetario o la Banca Mondiale su cui nessuno mai ci ha spiegato che diritto hanno di starci sopra la testa, e di schiacciarci i tortellini. Esse pretendono di stabilire, appoggiandosi al responso di marchingegni elettronici leonardeschi, che cosa deve seminare l'agricoltore, e a chi dovrà cederlo. Dunque niente grano o mais o patate - consentendo di produrre pasta, pane e nutrimento per bestie e uomini nei paraggi ed esportando il resto -, ma girasoli o barbabietole. Con spreco di carburante, alla faccia dell'inquinamento.
Per anni gli agricoltori identificati per comodo con i trattori (come se si muovessero da soli come in certi film di fantascienza) sono stati bollati come i primi nemici dell'ambiente. Considerati criminali di cui ridurre il numero. In Francia ci sono state manifestazioni di studenti ecoterroristi che in massa hanno invaso le campagne per impedire la costruzione di invasi per l'irrigazione. Tivù e quotidiani progressisti hanno trasformato in eroi i criminali verdi, e in cupi retrogradi i paesani, persino accusati di bigottismo perché si portano dietro le statue di San Michele Arcangelo. Grazie agli agricoltori si scopre che quelle idee dementi si baciano con il potere esercitato nelle stanze dei bottoni, bottoni ovviamente di materiale biodegradabile.
Ovvio che nei Paesi europei (non in Italia, bisogna darne atto al governo Meloni) le accise del gasolio agricolo sono state aumentate, il costo dei crediti erogati dalle banche per le colture, aumentato a dismisura. Ma anche noi siamo in Europa, per cui è inevitabile che anche in val Padana e in Sicilia l'importazione di prodotti - come carni e cereali - da Stati dove non vigono le norme di tutela ambientale e le burocrazie soffocanti dell'Ue costringa i nostri coltivatori a vendere sottocosto la materia prima pregiata. Occorre imporre a Bruxelles di far valere il diritto di reciprocità: non si acquistano maiali cinesi o arance africane prodotte con standard di sfruttamento di persone e terre vergognosi.
Le guerre che ci circondano colpiscono i costi specie dell'agricoltura. Le paghe sono basse. Non si trovano lavoranti. Occorre incentivare la scelta dei giovani, dare formazione che mostri come non si tratti di scelte degradanti ma soddisfacenti in tutti i sensi. Ne ho parlato nei giorni scorsi a proposito di Renzo Bossi: dare braccia all'agricoltura oggi significa darci soprattutto testa e passione.
Di questi tempi i sacrifici sono necessari per tutti. Ma punire i contadini, specie quelli dai bassi redditi, che sono il 90 per cento, significherebbe accanimento, l'Italia si taglierebbe da sola le mammelle che servono al popolo per nutrirsi. E non è un buon motivo che a chiedercelo sia l'Europa. La quale va ricondotta al servizio dei popoli e non dei tecnocrati con le belle braghe bianche.
Non sono un complottista. Constato. Abbiamo assistito impotenti al travasamento delle idee goliardiche di Greta Thunberg, purtroppo avallate quali dogmi morali da Papa Francesco, nei programmi cimiteriali dell'Unione Europea. Ursula von der Leyen, che dirige la baracca, non è pazza, applica i progetti elaborati dai tecnocrati basati su scenari disegnati, con il presunto timbro della scienza, da multinazionali il cui peso è cento volte quello degli Stati. Il risultato si chiama «green dream», il sogno verde. E dà regole per spendere le risorse dei singoli governi. Peccato che, per nascere, questo presunto paesaggio bucolico, tutto fiori profumati e ruscelli cristallini, ha bisogno di un sacrificio umano di massa, non dico tipo quello degli aztechi che per imbonire la natura si cibavano di prigionieri, versando sangue come fertilizzante. Nel nostro caso si tratta di espropriarci della libertà, cominciando, per abituarci, da quelle più semplici. Cosa consumare, mangiare, bere, viaggiare.
Tutta l'impostazione
dell'economia e dunque della nostra vita è disegnata come se noi fossimo pupazzi su un palcoscenico i cui padroni non ci interpellano neppure. Ne abbiamo abbastanza. Siamo tutti trattori, pardon contadini.Vittorio Feltri
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.