Plastica nei mari italiani, la denuncia di Ispra: nei fondali più del 70% dei rifiuti

I numeri emersi dalle ricerche mostrano una situazione "molto grave": più del 70% dei rifiuti marini è depositata sui fondali italiani e il 77% di questo materiale è plastica. E nelle reti dei pescatori trovati più scarti che pesci

Plastica nei mari italiani, la denuncia di Ispra: nei fondali più del 70% dei rifiuti

Si presenta come una situazione molto grave, quella in cui versano le acque dei mari italiani, perché più del 70% dei rifiuti marini è depositata sui fondali italiani e il 77% di questo materiale è plastica. I dati sono quelli emersi dall'attività di approfondimento dell'Istituto superiore per la ricerca ambientale e dal Sistema per la protezione dell'ambiente Snpa, che monitora la qualità delle acque salate italiane.

La plastica in mare

Complessivamente, ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7% nelle aque del mediterraneo. In mare ci arrivano attraverso i fiumi, che costituiscono la principale via di trasporto dei rifiuti marini. I risultati emersi dal monitoraggio condotto da Ispra, nell'ambito del progetto europeo Medsealitter negli anni 2017 e 2018, mostrano i trend e i range di densità dei macrofluidi galleggianti in alto mare, vicino la fascia costiera e vicino alla foce dei fiumi.

I fiumi

E sui dati non ci sarebbero dubbi: la foce dei fiumi presenta il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti (più di 1.000 oggetti per chilometro quadrato e vicino alla costa tra i 10 e i 600 oggetti per chilometro quadrato). Più ci si allontana in mare aperto, infatti, più il numero degli oggetti ritrovati scende, ma la situazione resta allarmante.

I numeri e le zone

Il mare di Sicilia, con 786 oggetti ritrovati dal peso complessivo superiore ai 670 chili, confema la sua collocazione tra le discariche sottomarine più grandi d'Italia. La regione è seguita poi dalla Sardegna, con 403 oggetti e un peso totale di 86,55 chili. Secondo quanto riportato dallo studio, la situazione cambia da area ad area e in base alle zone monitorate nei fondali rocciosi, dai 20 ai 500 metri di profondità, le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si rilevano nel mar Ligure, con 1.500 oggetti per ogni ettaro, nel golfo di Napoli, con 1.200 oggetti per ogni ettaro e lungo le coste siciliane, con 900 oggetti per ogni ettaro. Sulle spiagge italiane ci sono dai 500 ai 1000 rifiuti ogni 100 metri di costa.

In superficie

La situazione, poi, non migliora salendo in superficie, dove la quantità di macroplastice rinvenute possono raggiungere una densità media che oscila tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per chilometro quadrato, mentre la densità media delle microplastica (cioè le particelle più piccole 5 millimetri) è compresa tra le 93mila e le 204mila particelle per chilometro quadrato.

Più rifiuti che pesce

Dai dati, poi, è emerso che nelle reti dei pescatori ci siano più rifiuti rispetto al pesce pescato. In occasione del monitoraggio dei fondali marini condotto in Adriatico dal 2013 al 2019, infatti, sono state pescate nelle reti di 224 pescherecci, 194 tonnellate di rifiuti e 45 di questi solo nella marineria di Chioggia, per esempio.

Nella regione Adriatico-Ionica, la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni chilometro quadrato, dei quali l'86% è di plastica, in particolare usa e getta. In generale, infatti, si tratta degli scarti più comuni: imballaggi industriali e alimentari, borse e bottiglie di platica e retine per la mitilicoltura.

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