Polacco espulso dopo anni di crimini e violenze:

I militari non si sono mai arresi neppure dinanzi alle inutili lungaggini burocratiche: il pericoloso straniero è tornato in patria, dove dovrà scontare 5 anni di carcere per rapina

Polacco espulso dopo anni di crimini e violenze:

Dopo anni di violenze, crimini e terrore seminato tra gli abitanti, è stato finalmente espulso Marcin Saluk Siwy, 43enne polacco residente ad Abbadia San Salvatore (Siena).

Lo straniero è stato scortato dai carabinieri in aeroporto, dove si è imbarcato per far ritorno in patria. Anche qui, comunque, ci saranno le forze dell’ordine ad attenderlo, visto che Siwy era già stato condannato nel suo Paese a 5 anni di reclusione per rapina, che dovrà ora scontare.

Lunga e faticosa la trafila per riuscire a sbarazzarsi del pericoloso polacco. Un più che doveroso ringraziamento va rivolto ai carabinieri, che non si sono mai arresi dinanzi alle difficoltà burocratiche pur di liberare la popolazione locale dal facinoroso straniero. Sono stati purtroppo necessari degli anni, nei quali il 43enne ha collezionato denunce, arresti, richieste di allontanamento e domande di espulsione, avanzate dallo stesso primo cittadino di Abbadia San Salvatore.

Lo straniero è stato protagonista di una mega rissa nel 2016, durante la quale mandò in ospedale tre uomini dell’Arma. Sassaiole contro auto della polizia, furti, rapine, atti di vandalismo ed anche qualche immagine inquietante acquisita da alcuni residenti, che in più di un’occasione lo avevano immortalato con un’ascia in mano per le vie del centro.

Il sindaco di Abbadia San Salvatore si dice soddisfatto per il lavoro svolto dai militari, come riportato da “La Nazione”. “Mi rallegro con i carabinieri, con le competenti autorità, per un provvedimento necessario e giusto. Per ben due volte ho chiesto al Prefetto di prendere provvedimenti. Sappiamo che emettere un provvedimento di espulsione non è cosa semplice.

Ancor più difficile diventa quando lo stesso va a colpire, come nel caso del polacco che abitava nel nostro paese, un cittadino comunitario”.

Una trafila inutile e pericolosa, dato che l’infinito iter burocratico avrebbe potuto comportare gravi conseguenze per i cittadini.

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