Per tre giorni è rimasta in silenzio, ministra con le scarpe rosse e la bocca cucita. Poi, assediata dalle richieste di prendere posizione sul caso del video di Beppe Grillo, ha messo da parte i dubbi: dovendo scegliere tra la presunta vittima di uno stupro e il sicuro autore di un'esternazione sessista, Fabiana Dadone non ha avuto dubbi: ha solidarizzato con il secondo. Solo casualmente, il suo capo. Con un post Facebook, la titolare del ministero delle Politiche giovanili ha confermato quanto fosse opportunistico il suo ultimo intervento in materia: un post per la Festa della donna corredato da posatissima foto con tacchi rossi e piedi sulla scrivania ministeriale. Un'immagine goffa, le scarpe erano nuove di zecca e chiaramente indossate per la prima volta, e il post di accompagnamento pure peggio: «Amo la musica rock pesante ma non mi vesto in maniera alternativa, guardo film strappalacrime ma sono emotivamente fredda come il ghiaccio». Una chiara mossa da spin doctor (all'epoca Dadone l'aveva appena cambiato) per ridisegnarle l'immagine in occasione del passaggio alle Politiche giovanili. Del resto, tutto il femminismo da social netowrk è così: costa poco, non impegna e rende molto. Quando poi si tratta di prendere posizione contro chi ha il potere di decidere sulla ricandidatura, allora la storia è diversa. Ieri Salvatore Merlo, giornalista del Foglio, ha svelato con un tweet di averle chiesto da giorni una posizione sul caso Grillo avendo ottenuto in cambio solo silenzio.
Il tweet ha avuto una certa eco e la ministra ha pensato bene di farsi avanti giustificando con un'arrampicata sugli specchi i riflessi lenti: «So che in politica il tempismo della dichiarazione vale più della sostanza» ma «ci sono volte in cui il silenzio non rappresenta l'assenza di opinioni o la paura di esprimerle, è solo bisogno di riordinare le emozioni». Il «riordino» naturalmente non ha partorito la minima critica a Grillo, a differenza di altre colleghe di partito, né una parola sulla ragazza che ha denunciato sullo stupro e si è sentita dire dal comico che era consenziente «perché nel video che riprende la scena c'è il gruppo che ride» e «lei poi è andata in kite surf».
Dadone si limita a ricordare l'impegno M5s per le donne e a dire che è «meschino entrare nel merito di una questione che riguarda privati cittadini». Dimenticando che è stato Grillo a buttarla in politica-spettacolo. Una toppa, quella di Fabiana Dadone, che allarga il buco. Ministro, lei è troppo incline a inciampare. Almeno si tolga le scarpe dai tacchi rossi.
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