Processo Stamina, Andolina: "È un'esperienza ormai morta"

In una lettera Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, è tornato a chiedere il patteggiamento per l'accusa di associazione a delinquere e truffa

Processo Stamina, Andolina: "È un'esperienza ormai morta"

Il tramonto definitivo del metodo Stamina sembra giunto. È lo stesso Marino Andolina, numero due della Fondazione che fa capo a Davide Vannoni, a metterlo nero su bianco: "L’esperienza Stamina è ormai morta". In una lettera il pediatra è tornato a chiedere il patteggiamento all’udienza preliminare per la vicenda che lo vede imputato di associazione a delinquere e truffa, dopo la prima richiesta a cui il pm Guariniello non aveva dato parere favorevole. E nell'udienza di oggi a Torino, arrivano le prime richieste di condanna: 3 anni e 4 mesi il dirigente dell’Ires Marcello La Rosa e per lui anche l’interdizione per 5 anni dalla professione medica. Chiesti un anno e 4 mesi per Carlo Tomino ex dirigente dell’Aifa.

E nella lettera al pm, Andolina tira le somme di quello che è, o forse è stata, l'esperienza con Davide Vannoni. "Sono convinto che l’attività di studio, promozione e utilizzo delle cellule staminali mesenchimali nell’ambito di Stamina Foundation sia un’esperienza definitivamente chiusa in Italia e all’estero e comunque ho già deciso da tempo di non parteciparvi più nemmeno in sede internazionale. " scrive il medico. "Quanto allo strumento dei ricorsi al Tar o presso altre giurisdizioni, considerato che l’esperienza Stamina è ormai morta, mi impegno a non intraprenderne o intervenirvi in qualsiasi forma. Confido che queste mie precisazioni Le consentiranno di rivedere il Suo parere negativo in ordine al mio patteggiamento".

Parole che arrivano in un giorno importante, visto che proprio oggi, dopo un anno di lavoro, la Commissione istituita dal ministero della Salute ha presentato le conclusioni dell'indagine conoscitiva sul metodo Stamina. Al fine di "evitare che in futuro possa nuovamente ripetersi un simile scenario - scrive la Commissione - occorre predisporre proposte legislative per intervenire sui provvedimenti giudiziari che autorizzano trattamenti terapeutici di non provata efficacia", anche già emessi dall'autorità giudiziaria ed in fase di esecuzione. Secondo la proposta formulata dalla Commissione, l'iniziativa legislativa in questione dovrebbe prevedere che "nei giudizi civili di urgenza o ordinari in cui vengono richiesti trattamenti terapeutici allo stato non ancora autorizzati dalla competente autorità sanitaria" ci sia la presenza del ministro della Salute; inoltre "in tali giudizi è obbligatoria la partecipazione del pm, il quale può proporre tutti i mezzi di impugnazione previsti dal Codice di procedura civile".
Sulla vicenda Stamina "non si può negare" che, da parte del Parlamento, "sia stato commesso un errore". Il mea culpa arriva dalla senatrice Emilia Grazia De Biasi che ha illustrato le conclusioni dell'indagine conoscitiva sul caso.

In particolare, la commissione Sanità propone una revisione del decreto Balduzzi che prevedeva la prosecuzione dei trattamenti in essere del protocollo. "La cosa migliore è rivedere quel voto - ha detto De Biasi - solo i cretini non cambiano idea".

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